«Benvenuti!»: iniziano tutti così i messaggi di augurio ai turisti da parte dei vescovi italiani per l’estate 2018. «Un grande segno di attenzione per un’accoglienza particolare rivolta ai visitatori», dice don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, che ha deciso di pubblicare tali messaggi nel sito della Chiesa cattolica italiana. Partendo dal presupposto che la necessità del riposo è «iniziativa di Dio», come afferma papa Francesco, i presuli invitano i turisti ad «approfittare del tempo estivo per ritemprare lo spirito», avvalendosi anche della disponibilità delle parrocchie nei luoghi di vacanza. Dal Triveneto arrivano le voci di monsignor Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, e di monsignor Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre. Monsignor Tisi ha stilato un vero e proprio vademecum, a partire dalla parola turista. «T come tempo, la risorsa più preziosa che abbiamo. Non disperdiamola. U come urgenza. La vacanza come opportunità per rimettere in ordine le priorità autentiche. Che cosa conta davvero nelle nostre vite? R come riposo, ovvero rispetto per sé stessi e, di conseguenza, per chi è chiamato a relazionarsi con noi. I come (nuova) ispirazione, che si può trovare solo nella sosta. S come silenzio. Condizione essenziale per realizzare tutti i propositi precedenti. T come terra. La terra trentina umilmente vi accoglie, consapevole di essere stata benedetta dal Creatore. La bellezza di questo creato chiede a ciascuno di voi di essere rispettata, con altrettanta umiltà. A come amici. Persone, volti, storie che rivedrete o incontrerete per la prima volta. Sappiate che in questo Trentino siete a casa. Lo dico anche alle comunità cristiane con cui molti di voi avranno modo di rapportarsi». In ogni riflessione dei pastori l’invito, il consiglio, è di godere della bellezza del Creato, che ci deve insegnare – scrive monsignor Marangoni – «ad imparare a vedere e ascoltare quello che ci capita con senso di profonda riconoscenza e stupore!». «Vedere e ascoltare. Vorrei soffermarmi su questi due verbi sensoriali – aggiunge il presule di Belluno-Feltre – che insieme esprimono la capacità di ogni uomo di accedere a ciò che rimane fuori di lui, di aprirsi all’altro. Di questo non solo ognuno di noi ha estremo e costitutivo bisogno, ma da come guarda e da come ascolta, riesce a dare spessore alla sua esistenza di creatura grata verso il suo creatore».
© 2018 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Catholica – 14 luglio 2018 – pag. 17