«Leslie, dove sei, vieni fuori. Leslie, Leslieeee! Io lo so che giochi, ma mia fai spaventare perché ho paura di non ritrovarti più». La paura di Shushanig è la stessa delle madri di tutti i tempi e sul palcoscenico di San Miniato (Pisa) diventa profetica. Leslie si nasconde e poi riappare sotto il tavolo o dietro l’armadio. «Acqua, acqua, fuochino», incitano agenti in tenuta anti-sommossa come quelli del G8 di Genova.
Shushanig cerca. L’angoscia cresce, è palpabile. Leslie è dentro al frigo, non è più un gioco. Shushanig si fa il segno della croce. Niente più canti, niente più danze, niente più sogni. La leggerezza di una domenica normale, con la famiglia riunita per il pranzo della festa, ha lasciato il posto alla tragedia. All’appello mancano tutti i maschi: sgozzati, torturati; i bambini infilzati. Le donne vengono lasciate in vita affinché assistano all’orrore. Poi toccherà a loro.
La 72esima edizione della Festa del teatro, promossa dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare, andata in scena giovedì 29 luglio (in replica fino al 25), nella piazza del Duomo, anche quest’anno si caratterizza per l’impegno politico-sociale. Protagonista è il testo di Antonia Arslan, La masseria delle allodole (diventato anche un film dei fratelli Taviani), che racconta lo sterminio di una famiglia armena nell’ambito delle vicende che hanno portato al genocidio del 1915 in una Turchia decisa a “purificare” la razza. Ma l’intento del regista, Michele Sinisi, è parlare della tragedia di un popolo, per evocarne altre: l’Olocausto, il massacro di Srebrenica, il Ruanda, fino al Mediterraneo che continua a ingoiare vite umane, in una continuità del male che è “assenza di Dio”. Si tratta di un lavoro complesso che ingloba vari elementi. C’è il conflitto interiore del soldato che deve obbedire all’ordine di uccidere. Ci sono il monologo sugli immigrati, lo stupro come arma di guerra, il tema delle minoranze e la necessità del dialogo fra culture, fra religioni, al servizio della pace.
Gesù sulla croce contempla il massacro. Gli spezzano le gambe. Tutto è compiuto.
© 2018 Romina Gobbo
pubblicato su Famiglia Cristiana – domenica 29 luglio 2018 – anno LXXXVIII -n. 30 – pag. 100