Non vorrei essere nei panni di qualche collega critico musicale che dovesse recensire un concerto del pianista Jerome Rose, come quello di ieri sera a Villa Rina di Cittadella (Padova), nell’ambito dell’International Festival and Masterclass “Missione Musica”, organizzato dal maestro Massimiliano Ferrati. Perché credo che sarebbe un’enorme responsabilità oltre che una gran fatica. Riuscire a rendere con le parole un’emozione così intensa, è cosa di pochi. Anche perché l’illustre pianista americano (classe 1938), conosciuto come “l’ultimo pianista romantico della nostra epoca”, si è esibito sul Grand Prix 333 del padovano Luigi Borgato, il pianoforte più grande del mondo. Una sfida anche per un pianista navigato come Rose, che ha suonato la “Sonata in E Major, Op. 109” di L. van Beethoven, “Humoresque in B Flat Major, Op. 20” di R. Schumann e, di Liszt, “Da Hormonies poétiques et religieuses: Bénédiction de Dieu dans la solitude Funérailles, Cantique d’amour”. Alla fine, applausi a scena aperta, perché quelle mani hanno saputo arrivare ai cuori.
C’est la musique. A proposito, una curiosità: il mercato più promettente per i pianoforti è la Cina, dove ci sono 50 milioni di pianisti. Ma questa è un’altra storia.
Nelle foto: il maestro Jerome Rose; a seguire, Luigi Borgato con il direttore artistico Massimiliano Ferrati e il sindaco di Cittadella Luca Pierobon
© 2018 Testi e foto di Romina Gobbo – Facebook 26 agosto 2018



