Abbiamo bisogno di maggiori relazioni tra noi. Se ci conosciamo meglio, possiamo anche comprendere che i motivi di unione sono molti di più di quelli di diversità e gli stessi motivi di diversità poi hanno una funzione ermeneutica per la conoscenza di noi stessi. Nel rispecchiarmi nell’altro e nelle sue diversità, io riscopro anche le ragioni di me stesso. Ecco perché questo vostro approccio è quello giusto, perché è un incontro di persone prima di tutto, di esperienze umane che esprimono tutte le stesse attese, gli stessi desideri, perché l’umanità è ciò che ci permette di radicarci nel tempo. Anche nel nostro essere religiosi non dobbiamo mai dimenticare che gli interrogativi non partono dalla fede, partono dal nostro essere uomini. Riconoscere questo apre già la via alla pace e all’edificazione di un mondo davvero migliore. Che questi giorni vi aiutino a conoscere le vostre fedi, a incontrarvi e a volervi bene come persone. Si comincia da qui».
È l’augurio che il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha rivolto ieri pomeriggio al nutrito gruppo di giovani universitari, musulmani e cristiani, che fino a domenica prossima parteciperanno alla Summer school che si tiene a Firenze, nella Casa per la pace di Pax Christi. L’iniziativa, promossa dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, diretto da don Cristiano Bettega, vede tra gli organizzatori fratel Ignazio De Francesco, isla- mologo, monaco della comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da don Giuseppe Dossetti, e Francesca Forte dell’Issr “Romano Guardini” di Trento. Proprio fratel Ignazio ha aperto i lavori, moderando il cardinal Betori e l’imam Izzedin Elzir, presidente uscente dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia). «La prima comunità islamica della Toscana – ha detto l’imam – è nata dentro al centro internazionale “Giorgio La Pira” della diocesi. Siamo andati per studiare la lingua ita- liana e abbiamo chiesto una sala per la preghiera. A quanti dicono che i musulmani vogliono togliere i crocifissi, rispondo che noi abbiamo pregato alla presenza del crocifisso. I simboli religiosi altrui devono essere per noi musulmani strumenti che ci stimolano alla comprensione delle altre fedi. Oggi si parla di scontro di civiltà, ma non sono le civiltà che si scontrano, sono le inciviltà. Non sono le religioni che si scontrano, sono gli uomini. Le religioni devono essere uno strumento di pace, con noi stessi e con il prossimo, inteso come tutto quello che è attorno a noi».
La Summer school è parte di un progetto più ampio – con capofila l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Bologna – che si sviluppa in due ambiti: il dialogo all’interno del carcere di Bologna con i detenuti musulmani; e il “Viaggio intorno al mondo”, ovvero l’esperienza di otto studenti universitari, cristiani e musulmani, alla scoperta delle religioni presenti a Bologna, una città che ospita 60mila stranieri di 149 nazionalità. «L’obiettivo generale – chiarisce fratel Ignazio – è consolidare le relazioni di amicizia e dialogo tra musulmani e cristiani; obiettivo più specifico è formare questi giovani sui temi della cittadinanza e dei valori costituzionali, e approfondire tematiche legate alla convivenza in un contesto pluralista». Nei prossimi giorni si susseguiranno conferenze, con la partecipazione di autorevoli esponenti delle due fedi, seminari, lavori di gruppo, spettacoli teatrali, proiezioni.

Messa finale (RG)

Spettacolo tratto da “Leila della tempesta”
© 2018 Testo e foto di Romina Gobbo (altre foto di Laura Caffagnini)
pubblicato su Avvenire – Catholica – venerdì 31 agosto 2018 – pag. 15