Oggi si è celebrata la Giornata Europea della Cultura Ebraica, quest’anno dedicata allo “storytelling”, inteso come narrare: narrare sé stessi, narrare il singolo, ma anche narrare la comunità, le Sacre Scritture, tutti elementi che concorrono all’identità ebraica. Interessante come i musulmani abbiano condiviso questa giornata con i fratelli ebrei in varie città d’Italia, in nome anche di due grandi maestri e pionieri del dialogo interreligioso e intellettuale in Italia ed Europa, scomparsi lo scorso anno, Rav Giuseppe Laras e il fondatore di Coreis, lo Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini.
Imam della Coreis – tra cui il presidente Yahya Pallavicini – si sono recati nelle sinagoghe di Genova (con una sentita preghiera per le vittime del ponte Morandi), Milano, Verona, Bologna, Palermo, Venezia e Vicenza, per incontrare rabbini ed esponenti delle comunità ebraiche – tra cui il rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia, Robert Israel, presidente dell’associazione Figli della Shoà di Verona, e la presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni -, con l’intento qui sotto riassunto dalle parole di Yahya Abd al-Ahad Zanolo, responsabile Coreis Veneto, nell’incontro nel cimitero acattolico di Vicenza, a cui ha partecipato anche Franco Perlasca, figlio di Giorgio, uno dei “giusti” che salvò la vita a oltre cinquemila ebrei ungheresi: «Essere qui oggi ebrei, musulmani e cristiani, ci ricorda come di fronte a Dio tutte le religioni abbiano uguale dignità. Noi qui oggi testimoniamo della normalità della fratellanza tra ebrei, cristiani e musulmani, ben più reale e solida di ogni paura che è data solo dall’ignoranza».
© 2018 Romina Gobbo – Facebook 14 ottobre 2018