In questi giorni aver riportato in Italia il terrorista Battisti sembra essere la panacea di tutti i mali, ma di ben altro terrore è sconvolto il mondo.
Un assalto kamikaze con esplosioni e sparatorie è avvenuto oggi in Kenya, nella capitale Nairobi. Il bilancio provvisorio è di 7 morti e 31 feriti. Teatro degli scontri a fuoco è un hotel di lusso, il DusitD2, situato nella zona residenziale di Chiromo Road; i terroristi sarebbero ancora asserragliati all’interno e terrebbero in ostaggio alcune persone. Lo ha scritto in un tweet proprio uno degli ostaggi, Ron Ng’eno. Al Shabaab, gruppo terrorista legato ad al-Qaeda, ha rivendicato l’azione. Ma se parliamo di Kenya, non dobbiamo dimenticare SIlvia Romano, la giovane cooperante milanese rapita il 20 novembre scorso in un villaggio nei pressi di Malindi. Non c’è conferma che sia viva, non si sa chi sono i rapitori. C’è da sperare si tratti di criminali comuni, che di solito si “accontentano” di un riscatto.
A chi come me ha frequentato parecchio il Kenya, sapere che il paese sta diventando sempre più insicuro, fa male al cuore. Ho girato per Nairobi da sola e non mi sono mai sentita in pericolo. Ma poi le cose sono cambiate. Prima la micro-criminalità perché un turista europeo è sempre ben fornito di denaro. Poi le elezioni presidenziali del 2007-2008 che, a causa dei brogli elettorali, scatenarono una vera e propria guerra fra sostenitori del vincitore Kenyatta e dell’oppositore Odinga: 1.300 morti e mezzo milione di sfollati. Quella che era sorta come guerra per il potere, divenne una guerra etnica, perché Kenyatta era di etnia Kikuyo e Odinga di etnia Luo. La micro-criminalità si sommò all’odio etnico; il risultato furono massacri e sempre meno sicurezza. Ricordo che era diventato pericoloso anche scattare fotografie perché la macchina fotografica, “luccicando”, faceva gola.
Nel 2006, nel Corno d’Africa sono comparsi gli al-Shabaab, sorti dalle ceneri delle Corti islamiche. Si sono manifestati prima con azioni di guerriglia e rappresaglie, poi nel tempo hanno raffinato le tecniche, realizzando ordigni esplosivi improvvisati, assassini mirati, e veri e propri attentati suicidi. Ben presto teorizzarono la formazione di un califfato pan islamico – ben prima dell’arrivo di Isis – e dichiararono nemico l’Occidente e chiunque non fosse musulmano. L’avvicinamento ad al-Qaeda (l’affiliazione avvenne nel 2012) servì ad avere una cassa di risonanza internazionale. Dalla Somalia, gli al-Shabaab sconfinarono in Kenya dove, nel settembre 2013, compirono un’azione terroristica presso il Westgate Mall di Nairobi, uccidendo 67 persone e ferendone più di 200. Da lì l’escalation di violenza.
Tra il 2008 e i primi sei mesi del 2018 ci sono state 40mila vittime nei tre Paesi principali del Corno d’Africa: Somalia, Etiopia e Kenya. Da sola la Somalia è quella che ha pagato il tributo di sangue più alto: 31mila vittime. Dal 2012 in poi ogni anno si sono registrati decine e decine di attentati, attacchi ed episodi di violenza con una media di 2.500-3.000 vittime all’anno. Nel 2017, in uno solo anno, hanno perso la vita 5mila persone.
© 2019 Romina Gobbo – Facebook 15 gennaio 2019