«All’interno dell’edificio di culto ci ritroviamo come comunità per vivere dei momenti fondanti la nostra fede; quindi, oltre ad essere il luogo della celebrazione, è anche un luogo che, attraverso i segni che contiene, continua a portarci verso il Signore, a permetterci di attivare quella relazione in Dio, con Dio e fra di noi, che rende autentico il nostro vissuto di fede. Non dimentichiamo, poi, che la Chiesa è chiamata ad essere segno di misericordia, di incontro, quindi la presenza di una chiesa in un territorio ha anche questo significato». Così il vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei, ieri in fiera a Vicenza, all’inaugurazione di Koinè, la manifestazione internazionale biennale dedicata al settore religioso, organizzata da Italian exhibition group, con il patrocinio della Cei e della diocesi berica, che si chiuderà domani. A Koinè il comparto commerciale – abbondano casule, calici, crocifissi, icone e incensi -, si incontra con la proposta culturale e formativa. Le parole di Russo hanno rilevato il leit motiv del convegno di apertura, intitolato “A trent’anni dalla nascita di Koinè e a sessant’anni dal Concilio Vaticano II”, ovvero la convinzione – poi espressa da tutti i relatori – che, quando si parla di patrimonio architettonico e artistico della Chiesa, non si intendono oggetti qualsiasi, bensì oggetti sacri, dal significato profondo, e che si pongono in relazione con le comunità. «Un’arte che sa parlare a tutti, credenti e non», è stato il messaggio inviato dal vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, impegnato nella Visita pastorale, e rappresentato dal maestro delle celebrazioni liturgiche, don Fabio Sottoriva, e dal vicario generale, don Lorenzo Zaupa. Il significato dell’oggetto sacro va rivalutato, ha evidenziato monsignor Fabrizio Capanni, officiale del Pontificio Consiglio della cultura, portando il saluto del cardinale presidente Gianfranco Ravasi. «Prima di agire, bisogna chiedersi quali siano le esigenze delle comunità cristiane – ha ribadito don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto -. Servono luoghi per il culto, per la pastorale, per il dialogo, luoghi che testimoniano una storia, dei valori, un’identità. Devono raccontare un passato, ma vanno anche valorizzati al fine della trasmissione alle nuove generazioni». Ma la trasmissione di un patrimonio necessita di una cura, che non è scontata, anzi. Lo ha spiegato monsignor Giancarlo Santi, presidente del Comitato scientifico Koinè Ricerca che, dopo aver aperto il convegno con una lectio magistralis dedicata ai trent’anni della rassegna, e aver evidenziato l’importanza del Concilio nel rinnovamento liturgico, ha sottolineato la difficoltà di far comprendere la necessità di una manutenzione preventiva programmata «poiché i parroci sono impegnati innanzitutto sul piano pastorale». E così problemi quali l’adeguamento liturgico delle chiese, la sicurezza, gli aspetti climatici, l’antisismicità… sono ancora lontani dall’essere risolti. Come ha detto Luigi Bartolomei, del Dipartimento di architettura dell’Università di Bologna, che ha introdotto il tema della dismissione dei luoghi di culto e del loro riutilizzo. Da parte di don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio pastorale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, l’accento sul turismo religioso. «Si tratta di nutrire la vita con quella bellezza che la comunità cristiana custodisce da secoli».

20190217, Vicenza, Koinè, taglio del nastro, con mons. Stefano Russo, segretario generale Cei, il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, e il vicario generale della diocesi berica, don Lorenzo Zaupa (credits Romina Gobbo)
© 2019 – Testo e foto di Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Catholica – domenica 17 febbraio 2019 – pag. 15