Nelle guerre a soffrire maggiormente sono sempre i bambini, perché l’orrore che vivono è troppo grande per loro. Hanno occhi troppo puri per sopportare il sangue, hanno orecchie troppo fragili per poter metabolizzare l’esplosione delle bombe, hanno un cuore non allenato a tollerare il dolore della perdita. Ma i bimbi non solo assistono, a volte sono obbligati a partecipare, magari con l’aiuto di droghe: devono sparare, abusare, torturare. Penso ai bambini del Daesh. Arrivati con mamma e papà foreign fighters, oppure nati “all’ombra del sedicente Califfato”. Come potranno dimenticare le decapitazioni? Molti sono stati anche “arruolati”, addestrati, forse hanno combattuto. Ma se anche non hanno imbracciato un’arma, sono stati “iniziati” all’odio, ad un odio che dilania, se non trova sfogo. Che ne sarà di loro, quando torneranno in un mondo non preparato a “guarirli”? Sono condannati ad una prigione che è tutta nella loro mente.
© 2019 Romina Gobbo – Facebook 19 febbraio 2019