Ci risiamo. Tutti gli accessi alla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per gli ebrei) sono stati chiusi dalle forze dell’ordine israeliane, a seguito di un principio di incendio provocato da una bomba. Per i palestinesi la presenza di poliziotti nel proprio luogo sacro (ma ricordiamo che è sacro anche per gli ebrei e pure per i cristiani) è simbolo di prevaricazione da parte di Israele. Quest’area si conferma dunque come “terreno” di scontro fra israeliani e palestinesi; gli estremisti ebraici vorrebbero abbattere le moschee per ricostruire il proprio tempio distrutto dai romani nel 70 d.C., e i palestinesi temono la messa in discussione dello status quo, l’accordo sancito tra Israele e la Giordania dopo la guerra del ’67 e l’occupazione di Gerusalemme Est, che garantisce agli ebrei la possibilità di visitare il luogo santo ma non di pregarvi, e riserva questo diritto ai musulmani. Status quo che fu messo in discussione nel settembre 2000 dalla famosa “passeggiata” dell’ex premier israeliano Ariel Sharon che rivendicava il diritto degli ebrei a pregare sul Monte del Tempio. Un gesto che dette avvio alla seconda Intifada palestinese.
Per saperne di più, anche se è di qualche anno fa, vi consiglio il mio libro, “Nessuno strumentalizzi Dio – Papa Francesco in Terra Santa. L’urgenza della pace”, che aiuta a capire il conflitto israelo-palestinese.
© 2019 Romina Gobbo – Facebook 12 marzo 2019