Lei cattolica, lui islamico. L’amore che rispetta la fede – She is Catholic, he is Islamic. Love that respects faith

È possibile scoprire il volto di Gesù in un musulmano? La domanda farà storcere la bocca a qualche campione dell’integralismo. Ma se le vie del Signore sono infinite, nessuno può escluderlo a priori. Soprattutto se è quanto davvero capitato a Orietta e Modamed. «Sono cattolica, ho studiato scienze religiose, ho anche insegnato religione, ma ho riscoperto il volto di Gesù Cristo solo quando ho incontrato Mohamed. Perché mi era sempre stato presentato un Dio giudicante. Invece Mohamed, nonostante fosse lontano dalla famiglia, nonostante abbia dovuto vivere per alcuni anni da clandestino, aveva un sorriso che conquistava. Questo mi ha portata ad interrogarmi su chi è davvero Dio, e a riscoprire la figura di Gesù, di cui poi ci siamo entrambi innamorati».

Orietta, sarda, cattolica, nel 2004 sposa con rito civile Mohamed, algerino, musulmano, mediatore culturale: «Di lei mi ha colpito la sua accoglienza, senza barriere, senza pregiudizi, questo mi ha molto toccato», racconta adesso lui. Nel 2006 si sposano anche con rito religioso, perché si sentono pronti, riconoscono di aver raggiunto la necessaria maturazione, ciascuno nella propria fede. «Il sacerdote ha gestito la cerimonia in modo che anch’io potessi partecipare. Perciò è stato un momento molto coinvolgente anche per me. E alla fine – riprende Mohamed – sono stati letti anche dei versetti del Corano». Oggi lui ha 50 anni, lei 47, non hanno figli, vivono in Romagna.

Orietta e Mohamed sono una di quelle che l’Istat definisce coppie miste, ovvero quando uno dei due partner è straniero. Ma l’aggettivo misto nell’immaginario collettivo ha molto più a che vedere con la diversa appartenenza religiosao culturale, soprattutto vengono sentite come problematiche – e spesso lo sono – le unioni islamo-cristiane. Invece la storia di Orietta e Mohamed dimostra che queste relazioni sono possibili. Lei avrebbe voluto pubblicare la sua tesi di laurea sul dialogo cristiani-musulmani, ma un prete amico le disse: «Ciò che darebbe valore alle parole scritte è la vostra storia, il vostro vivere quotidiano, in una parola, il vostro amore!»

Così l’esperienza dei coniugi Mohatet è diventata il libro scritto a quattro mani, “Parte da me per camminare con te – Il dialogo interreligioso, i fatti e le prospettive viste da una coppia mista islamo-cristiana, con la prefazione del teologo Brunetto Salvarani (edito da Civiltà Etica), e corredato di racconti di autori cristiani e musulmani. Non si trova nelle librerie, ed è una scelta voluta, perché Orietta e Mohamed amano raccontare la loro storia dal vivo, con sincerità, sviscerandone le gioie, ma anche i momenti duri, che si rivelano essere gli stessi di tutte le coppie «con qualche difficoltà in più», e allora per poter “leggerli”, bisogna andare ad incontrarli quando partecipano a serate sul tema.

Il libro e la vita di Orietta e Mohamed si compenetrano: “Speriamo che queste pagine scritte con il cuore aiutino a sbriciolare qualche pregiudizio. Ci auguriamo possano dare speranza, oltre che a noi stessi, a tutti coloro che delle differenze reciproche fanno un punto di forza”, scrivono. Un cammino di consapevolezza che inizia con il “guardare in faccia la paura” del diverso, che esiste in tutte le culture, e ha radici lontane e ben consolidate. Solo conoscendosi, solo frequentandosi, ci si può tranquillizzare. «I nostri sono due mondi diversi, anche se geograficamente vicini – si legge nel libro -, che hanno saputo abbracciarsi o, meglio, che cercano di tenersi abbracciatinella quotidianità della vita, fatta di raggi di sole, ma anche di nuvole. Spesso sono nuvole passeggere legate all’incapacità che ognuno di noi ha di accettare l’altro così com’è, nella sua autenticità; altre volte si tratta di nuvole dense legate all’ambiente in cui si vive, che talvolta si mostra diffidente nei confronti di tutto ciò che appare diverso ai loro occhi e destabilizza la nostra quite (…). Anche noi (all’inizio) sentivamo la nostra freddezza, la nostra fragilità e la nostra solitudine (…). Ma abbiamo scoperto di essere fatti allo stesso modo e di aver bisogno, in realtà, l’uno dell’altra”.

La loro unione testimonia non solo che il dialogo è possibile, ma anche che quello della vita è il miglior dialogo possibile, e che la relazione aperta, autentica, è fonte di arricchimento reciproco. «Io mi portavo dentro un retaggio religioso integralista – aggiunge Mohamed -. Aver conosciuto il mondo cristiano mi ha offerto nuove prospettive. I musulmani dicono che Gesù è un profeta, per me è molto di più. È una testimonianza alta, un modello. Parla di amare l’altro. Questo mi colpisce e mi spinge all’incontro. Con Orietta siamo andati oltre la religione, siamo andati alla fonte, che è Dio».

«E pensare – conclude lei – he quando abbiamo cominciato a frequentarci, non mi dava neanche la mano».

© 2019 Romina Gobbo

pubblicato su Avvenire – Noi Famiglia & Vita – domenica 30 aprile 2019 – pagg. 30, 31

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