La Siria era un Paese dove convivevano in pace tradizioni, culture e religioni diverse: cristiani di tutti i riti, musulmani di tutti i tipi, ebrei…. Questa complessità dava fastidio». Ha iniziato così, venerdì 17 maggio alla Casa del Giovane di Tavernelle (Vicenza), il suo racconto della guerra in Siria, il giornalista di Radio Rai Riccardo Cristiano, intervenuto per presentare il suo nuovo libro “Siria. La fine dei diritti umani” (Castelvecchi editori). Per poi proseguire spiegando come quella che è nata come una protesta pacifica è diventata una guerra mondiale. Vittime civili, bambini nati in guerra, donne stuprate sistematicamente, prigionieri di cui non si sa più nulla, milioni di sfollati, intere città rase al suolo». Una catastrofe umanitaria, non solo. La Siria è molto di più. «È il paradigma di un mondo che rifiuta la sua verità». Niente sarà più come prima. «I vincitori della seconda guerra mondiale avevano affermato la loro cultura. I vincitori della guerra siriana – terza guerra mondiale – stanno affermando la loro visione del mondo e dell’uomo. Nasce così il nuovo paradigma dei diritti umani». A Idlib si combatte ancora. Bisognerà pure concludere questa guerra. «Il processo politico è insostituibile – ha concluso Riccardo -, ma non ci si deve genuflettere. Assad deve dare un nome a quanti sono spariti – incarcerati, rapiti, morti – e poi va giudicato dalla Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità».
A me la soddisfazione di aver moderato un collega di cui condivido il pensiero.