«Non c’è nessuno che non ce la può fare»: una certezza che si impone dopo quarant’anni nel mondo del volontariato. Emanuele Alecci, presidente provinciale del Centro servizi volontariato (Csv) di Padova, sa che il volontario, se adeguatamente preparato, è una presenza molto positiva, persino quando si accosta a un malato terminale. «Anche se la persona di cui ci si prende cura non è pienamente in sé, percepisce una vicinanza», spiega. Quell’ascolto del dolore, il tempo speso tenendo una mano, sono utili: al malato, alla famiglia, ma anche al volontario stesso. Alecci, classe 1960, siciliano di origine ma padovano d’adozione, una vita di impegno in parrocchia, oratorio e Azione cattolica, di mestiere responsabile commerciale per Poste Italiane, è volontario da una vita. Oggi si augura: «Altri cento anni nel volontariato, ma non a capo del volontariato. Per questo ho fatto cambiare lo statuto del Csv, in modo da avere una scadenza di mandato da presidente. Qui dovevo stare, qui sono stato e qui continuerò a stare, ma come semplice volontario». Tutto ha origine nel 1980. Il 23 novembre l’Irpinia veniva sconvolta dal terremoto. Il giovane Emanuele, con in mano la pratica di obiezione di coscienza per motivi religiosi («da credente, non potevo fare un percorso di apprendimento di guerra»), decide di iniziare il suo servizio a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, definita “capitale del terremoto”, perché vi si registrò il maggior numero di vittime. Non lo fa da solo, perché nel frattempo la Caritas diocesana di Padova aveva lanciato un progetto innovativo: la presenza per un anno di gruppi di giovani a rotazione in aiuto ai terremotati. «Un’esperienza indimenticabile», dice Alecci, «che ha lasciato il segno in tante persone che ho poi ritrovato negli anni successivi».
LA PREGHIERA E LE OPERE
A questo si aggiunge un periodo all’interno di una delle prime comunità per tossicodipendenti sorte a Padova. Ma sono soprattutto don Giovanni Nervo, primo presidente della Caritas italiana, e Luciano Tavazza, fondatore del Movimento del volontariato italiano (MoVi), a lasciare il segno: «Due uomini di profonda fede, con i quali ho trascorso molto tempo, discutendo, riflettendo e pregando. Una preghiera semplice, che può sgorgare in qualsiasi momento della giornata, attraverso la quale continuo ancora oggi a chiedere al Signore di accompagnarmi in questo mio servizio».
Alecci diventa presidente del MoVi, poi vicepresidente dell’Osservatorio nazionale per il volontariato presieduto da Livia Turco, quindi fra i rappresentanti del terzo settore al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). Nel 2015 viene chiamato alla presidenza del Csv padovano dove, pur consapevole che nel territorio veneto la matrice religiosa del volontariato è fondamentale, comprende che ci sono anche anime diverse e che tutte devono convergere verso un disegno partecipativo dei cittadini nella costruzione della società. Padova è il posto giusto: «Forte dell’eredità di sant’Antonio, che aveva grande attenzione per i poveri, la comunità ha una dimensione di accoglienza e solidarietà molto spiccata», sottolinea. «È la città dove nel 1960 il vescovo Girolamo Bortignon creò il Piccolo Cottolengo, dove nel 1998 nacque Banca Etica, è il luogo di partenza degli aiuti umanitari per l’ex Jugoslavia durante la guerra, è la città del Cuamm-Medici con l’Africa e dei Beati i costruttori di pace. Attualmente conta oltre 6.200 realtà del terzo settore e migliaia di volontari. Serviva un obiettivo ambizioso, che facesse da catalizzatore di associazioni e istituzioni».
LA CAPITALE DEL VOLONTARIATO

La firma a palazzo Moroni del protocollo che ha dato inizio all’iter che porterà Padova nel 2020 a diventare capitale europea del volontariato
Alecci lancia così la candidatura della Città del Santo a Capitale europea del volontariato 2020. E, il 5 dicembre 2018, ad Aarhus (Danimarca), Padova vince la sfida con la scozzese Stirling, e viene proclamata dal Centro europeo per il volontariato. «Questo riconoscimento ci affida una grande responsabilità, ma è anche un’opportunità per tutto il nostro Paese, perché con Padova hanno vinto la Regione Veneto e l’Italia tutta. La macchina organizzativa si è avviata lo scorso settembre con Solidaria, manifestazione dedicata alla cultura della solidarietà. Il nostro obiettivo per i prossimi due anni è l’avvio di nuove iniziative solidali. Come Csv abbiamo in cantiere l’idea di un volontariato metropolitano: chiederemo a chi non fa volontariato, ma ha disponibilità di tempo, di impegnarsi per un servizio civico alla città. L’altro aspetto è quello culturale. Tutto questo deve far capire che c’è un altro modo di pensare, c’è un altro modo di agire, c’è un altro modo di assumersi i doveri che anche la nostra Costituzione sul piano civile ci indica. Infine, il volontariato è un modello educativo, perché se si vuole incidere sulla cultura, si deve cominciare dai più piccoli».

Solidaria, evento sul vivere sociale che si svolge ogni anno a Padova
© 2019 Romina Gobbo
pubblicato su Credere – domenica 30 giugno 2019 – pagg. 26, 27, 28
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