Il diacontato, istituzione attestata nella Chiesa cattolica fin dal racconto degli Atti degli Apostoli e poi scomparso nella forma permanente, venne ripristinato dal Concilio Vaticano II. Nel 1969, nella Cattedrale di Vicenza – città dove ieri si è aperto il XXVII convegno nazionale dei diaconi – vennero ordinati i primi sette diaconi permanenti della Chiesa italiana, appartenenti alla Pia Società San Gaetano, fondata da don Ottorino Zanon. Erano: Livio Adessa, Francesco Attorni, Valetino Pavan, Giovanni Orfano, Battista Zorzo, Vinicio Picco, Dionigi Catagna. Oggi sono tutti morti. Nello stesso anno, ma un mese dopo, Giuseppe Creazza venne ordinato a Crotone, in Calabria, dove si trovava in missione per la congregazione vicentina. «Don Ottorino ha sempre ritenuto il diaconato il dono più grande della Provvidenza alla sua Famiglia religiosa – racconta don Luciano Bertelli, della Pia Società San Gaetano, che lo scorso gennaio ha festeggiato con solennità il cinquantesimo anniversario delle prime ordinazioni diaconali -, ma l’allora vescovo di Vicenza, Carlo Zinato, non la pensava allo stesso modo. Suo malgrado, dovette firmare il decreto per l’introduzione del diaconato nella nostra congregazione; lo fece il 4 novembre 1968». L’esperienza pilota vicentina si diffuse ben presto in tutte le diocesi italiane.
La particolarità è che sono chierici, ma sono anche nel mondo. A fianco del servizio diaconale, continuano la loro professione, alcuni sono celibi, altri sposati. «La vera novità introdotta dal Concilio Vaticano II fu che il diaconato poteva essere conferito anche a uomini coniugati. Data la delicatezza della questione, se ne discusse solo verso la fine del Concilio. La Costituzione dogmatica sulla Chiesa, con il testo definitivo sul diaconato, venne approvata e promulgata il 21 novembre 1964. Prevede che, per l’ordinazione degli uomini sposati, è indispensabile il consenso pubblico della sposa». L’altro tema è la relazione diaconi-presbiteri, due figure diverse, con compiti e ruoli diversi, ma che devono lavorare insieme. «Don Ottorino pensava ad una pastorale dove il prete fa il prete, vale a dire l’animatore specializzato nel guidare i cristiani ad un rapporto personale e comunitario di fede con Dio; e, accanto a lui, in piena sintonia e complementarietà, una nuova figura di pastore, il diacono, con il compito di far sì che la fede dei cristiani diventi carità», chiarisce don Venanzio Gasparoni, superiore generale della San Gaetano. «Pensare i diaconi come supplenti dei preti che sono sempre meno di numero o, come dice il teologo Roberto Repole, quale “ultima chance per mantenere un regime di cristianità che si sta sfaldando”, porterebbe alla definitiva scomparsa di un ministero che ha la sua specificità, riprende don Bertelli. Infine, questione scottante è l’ordinazione diaconale delle donne. La Commissione di studio voluta da papa Francesco non ha portato a nulla e al momento tutto tace. Ma ancora una volta la Pia Società San Gaetano gioca d’anticipo. «Noi abbiamo nella congregazione le “sorelle nella diaconia”. Formate e preparate, pronte per l’accesso al ministero qualora passasse la riforma».
© 2016 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire, Catholica – giovedì 1 agosto 2019 – pag. 18