Di notte il lavoro, di giorno l’impegno sociale e la famiglia. Stefano Enzo, 59 anni, sposato con Cristina dal 1988, con la quale condivide fede e valori, una figlia di 24 anni, è un imprenditore veneziano del settore ittico. Ordinato diacono nel 2014 dal patriarca Francesco Moraglia, da allora è direttore della Caritas di Veenzia. «Il fatto di essere diacono aiuta a ricondurre sempre tutta l’attività alla Parola. L’“allenamento” alla preghiera quotidiana permette di non perdere di vista il perchè dell’azione Caritas, avendo però i piedi ben radicati nella famiglia. Questo doppio binario (famiglia e comunità diaconale) dona un’ampiezza di vedute privilegiata; da un lato, il condividere le fatiche quotidiane del vivere (problemi di lavoro, organizzazione familiare, pagamento utenze…) con una parte di quanti si rivolgono a Caritas, aiuta a creare un sentire comune; dall’altro, il ministero diaconale permette di alzare lo sguardo, di evitare che gli assilli pratici prendano il sopravvento. Il mio matrimonio alimenta anche il mio essere diacono». Qundi, aggiunge: «Il diacono ha nel suo dna il suo servizio in favore del prossimo. E sono felice di essermi messo a disposizione della Chiesa di Venezia e del mio vescovo». Qualche difficoltà Stefano l’ha incontrata all’inizio. «Mi sentivo sempre sotto esame per i continui confronti con il passato, perché sono il primo direttore Caritas non sacerdote. Poi però ad un certo punto mi sono chiesto perché avevo voluto l’ordinazione. Per avere riconoscimenti e visibilità? No, sono stato ordinato per servire Cristo, nell’anonimato».
© 2019 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Catholica – sabato 3 agosto 2019 – pag. 15