Un anno che cambia il mondo (e te stesso) – A year that changes the world (and yourself)

«Queste comunità, che da sempre vivono in armonia con la natura, ci hanno fatto scoprire valori da noi perduti. Il servizio civile ci ha dato la possibilità di essere testimoni della loro saggezza, e per questo siamo grati». Ludovico Ruggieri, 27 anni, romano, laurea in Scienze politiche (indirizzo relazioni internazionali), l’abbiamo incontrato in Ecuador, in Servizio civile, insieme al coetaneo Giulio Fabris, di Bassano del Grappa (Vicenza), stessi studi. Si sono incontrati a Roma, alla Focsiv (Federazione degli organismi cristiani per il servizio internazionale volontario), per il corso di formazione antecedente alla partenza. Da allora sono inseparabili, perché il volontariato internazionale fa anche questo: crea amicizie destinate a durare. Vivono a Quito e si occupano di comunicazione per la Udapt (Unione delle vittime della contaminazione del petrolio causata dalla Chevron-Texaco) e di progetti di sviluppo comunitario con piccole comunità indigene.

«Questa per me è la prima volta fuori dall’Europa, prima volta in Africa, prima volta lontana dalla famiglia per un anno. Ma, a metà percorso, il bilancio è super positivo». Lo dice Giulia Speziale, 23 anni, laurea in Psicomotricità dell’età evolutiva, in Sudan con la Ong Ovci. Il Servizio civile universale per alcuni ragazzi è anche questo: un modo per mettersi alla prova, tagliare il “cordone ombelicale”. Per altri, invece, come per Sanda Vantoni, 27 anni, che lo scorso anno ha terminato il suo impegno in Marocco, è stata una scelta ricercata soprattutto perché professionalizzante. La laurea in Sociologia, con specializzazione sulle Migrazioni, e tesi su quelle di ritorno, l’hanno spinta là dove la Ong Cefa lavora proprio sulla re-inclusione di chi è ritornato perché non ha trovato opportunità in Europa. Sandra, che nel 2018 ha ricevuto da Focsiv il Premio Giovane Volontario internazionale, è “cittadina del mondo” fin dalla nascita in Belgio. Poi l’infanzia in Sudan, studi in Belgio, Canada, Irlanda, Spagna, Olanda, infine Servizio civile in Marocco.

I ragazzi e le ragazze che scelgono il Servizio civile – il nuovo bando è su Internet e scade il 10 ottobre – sono molto diversi fra loro per motivazioni, provenienze, formazione. E i progetti nei quali vengono coinvolti sono molteplici. Lo sanno bene alla Focsiv, che riunisce 86 organizzazioni che operano in 80 Paesi del mondo. Dalla sua nascita la Federazione e i suoi soci (tra cui anche Ovci e Cefa) hanno impiegato negli anni 27mila volontari in Servizio civile, tanto da confermarsi il primo ente di invio all’estero.

«Ho scelto di partire – dice Aurora Maria Suma, 23 anni, di Borgomanero (Novara), laureata in Terapia occupazionale, in Sudan con Giulia Speziale – per allargare i miei orizzonti. Qui ho compiti relativi alla riabilitazione dei bambini, altri più educativi. Ma non è importante che l’incarico sia disegnato sulla tua preparazione, quanto l’esperienza in sé, in un Paese dov’è fondamentale sapersi destreggiare nel risolvere i problemi. Anche le crisi che ho passato sono state arricchenti. I responsabili a cui veniamo affidati sono un’ancora di salvezza nei momenti difficili». «Quest’esperienza mi ha permesso di guardare con occhi diversi – riprende Giulia -, sia questo mondo che la mia vita in Italia. La svolta è stata quando ho smesso di trovato le differenze negli altri e ho cercato le somiglianze. Le differenze sono fisiche e insignificanti: nel nostro essere uomini siamo davvero tutti uguali».

© 2019 Testo e foto di Romina Gobbo

pubblicato su Famiglia Cristiana – domenica 29 settembre 2019 – pagg. 74 e 75

 

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