E siamo arrivati al circo mediatico. A Venezia sono piovuti – giusto per stare in tema – inviati da ogni dove. Interviste a go-go alla “chi trovo, trovo”. Se è un commerciante residente, meglio cercare quello che sta con “l’acqua alla gola”, se fa la lacrima, meglio. Se è un turista, mise con stivaloni, si va da quello contento per questa vacanza unica. Eccolo là: telefonino alla mano, presenza costante in piazza San Marco, prima le foto erano ai piccioni, in questi giorni si trastulla con l’acqua alta. Le battute si sprecano. Il Mose e i politicanti veneti sono diventati una barzelletta. Ma attenzione. Che tutto questo ciarlare non rimanga tale. Una volta, ero di ritorno da un appuntamento all’Ordine dei giornalisti, che si trova in una laterale di campo San Polo. Uscita, mi ritrovai nel bel mezzo di un torrente in piena, campo San Polo era allagato. Bagnata fradicia e con l’acqua alle ginocchia – senza protezioni of course -, mentre correvo verso la stazione, un commerciante che spalava l’acqua fuori dal negozio mi disse: «Fortunata lei che se ne va». Un commento che dice tutto lo sconforto di persone che vedono la propria attività in ginocchio. Venezia non soffre solo per le inondazioni. I suoi problemi vengono da lontano, dicono di una città sempre più abbandonata dalle Istituzioni. Le quali hanno sempre considerato che le sue bellezze artistiche e architettoniche sopperissero alle lacune, che la città bastasse a sé stessa. Invece, ci vuole cura. Venezia oggi è invivibile, infatti si sta spopolando a gran velocità. Ha un problema di rifiuti. È “ricattata” dalle navi da crociera, che portano stranieri e quindi denaro. Il flusso dei turisti è eccessivo. Venezia sprofonda, ma prima che nell’acqua, nell’ignavia.
© 2019 Romina Gobbo – Facebook 17 novembre 2019