«Se potessi, io ci vivrei». Non in Polinesia, non alle Maldive, non a Parigi e neanche a New York. Maria Vittoria Rava, di professione avvocato, presidente della Fondazione “Francesca Rava” – NPH (Nuestros Pequenos Hermanos) Italia onlus, in oltre trent’anni di impegno nella Repubblica haitiana, ha imparato ad amare in tutte le sue pieghe e – purtroppo – in tutte le sue piaghe, un Paese che si caratterizza per essere il più povero del continente americano, in perenne crisi umanitaria, stimato al 168° posto su 188 paesi nella classifica Onu dello Sviluppo umano, dove oltre il 60% di una popolazione di 11 milioni di persone, sopravvive con meno di due dollari al giorno, dove la mortalità neonatale è al 25%, un bambino su 4 non va a scuola, e la disoccupazione è al 40%.
La Fondazione, intitolata alla sorella di Maria Vittoria, è il braccio italiano della NPH Haiti, diretta, assieme all’affiliata Fondazione Saint Luc, dal padre passionista Rick Frechette, che trent’anni fa decise di laurearsi in medicina per poter operare in prima linea. Con tutti i parametri negativi, anche conseguenza di una storia pregna di ingerenze straniere, Haiti si appresta a fare memoria del violento terremoto che la colpì il 12 gennaio 2010. Pochi minuti prima delle cinque del pomeriggio, una scossa di intensità pari al settimo grado della scala Richter, localizzata ad una ventina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince, seppellì sotto le macerie 230mila persone, oltre 300mila furono i feriti, un milione gli sfollati. L’epidemia di colera che si diffuse qualche mese dopo, e che si ripresentò più volte negli anni immediatamente successivi, fece altre 10mila vittime.
Questa catastrofe fece conoscere al mondo un luogo caratterizzato da mancato sviluppo, povertà, instabilità politica (dalla sua nascita nel 1804 nella nazione si sono susseguiti 32 colpi di stato), enormi disuguaglianze economiche, con la ricchezza concentrata nelle mani di una piccola élite, dove il “colore della pelle” determina ancora l’appartenenza sociale. La commozione del momento portò a grandi promesse da parte della comunità internazionale, ma un decennio dopo, sono state tutte disattese e la realtà è la fame. «Mi fa molta impressione parlare di emergenza cibo – continua Maria Vittoria -, in questo tempo in cui sembra impossibile che ci siano ancora persone che non dispongono dello stretto necessario per vivere. Invece, ogni ora due bambini muoiono per malnutrizione (si stima che nel 2019 circa 39mila bambini di età inferiore ai cinque anni ne abbiano sofferto, ndr), o per malattie altrove curabili».
Il paese è abbandonato a sé stesso. Non esistono strade, né trasporti pubblici, mancano spesso l’acqua e l’energia elettrica. Padre Rick e il suo team distribuiscono ogni giorno l’acqua con le autocisterne, e tonnellate di cibo nella baraccopoli di Citè Soleil, dove sono stipate 400mila persone. Quando ci fu il terremoto, si mobilitarono governi, organizzazioni internazionali, privati cittadini. Poi, mano a mano che i riflettori si sono spenti, anche la solidarietà è venuta meno. «Questo ci dimostra che la natura, come il terremoto, non è né buona, né cattiva. Siamo noi umani a fare la differenza – riprende la presidente di Rava -. I nostri progetti sono la miglior dimostrazione che se si vuole, si può. Gli haitiani sono persone talentuose, con voglia di fare, non chiedono denaro, chiedono lavoro».
Da luglio 2018, lo fanno, scendendo in piazza. Dopo l’annuncio del governo di voler cessare i sussidi che avevano mantenuto bassi i prezzi del gas e del petrolio, nell’autunno 2019, alla protesta si è aggiunta la richiesta di dimissioni al presidente della Repubblica, Jovenel Moїse. Il dissenso si è ulteriormente propagato allo scoppiare dello scandalo “Petrocaribe”: intere classi politiche che a vario livello hanno guidato il Paese, si sono appropriate di circa il 75% dei fondi prestati dal Venezuela per favorire lo sviluppo sociale. Conseguenze di tutto questo sono un’amministrazione priva di budget, l’inflazione oltre il 20%, la moneta nazionale svalutata, la sanità al collasso. Per questo, l’ospedale pediatrico “Saint Damien”, gestito da Rava-NPH, che nell’emergenza terremoto fu punto di riferimento dei soccorsi internazionali, è prezioso anche oggi. Unico nell’isola, assiste 80mila bambini l’anno.
Un miracolo, ma di ingegneria. Era stato costruito da Alessandro Cecchinato, un ingegnere friulano, che avendo vissuto il terremoto nella sua terra, volle caparbiamente una struttura antisismica. Così il nosocomio rimase in piedi, mentre poco lontano il più sofisticato palazzo dell’Onu crollava, intrappolando 350 persone. «Venimmo avvertiti della catastrofe a mezzanotte, con un sms di padre Rick. Il giorno dopo eravamo pronti a partire. Quell’anno ho vissuto più ad Haiti che nella mia casa di Milano», dice Maria Vittoria. Non era finita. Nell’ottobre 2016, l’isola fu bersaglio dell’uragano “Matthew”, che causò centinaia di morti e danni per milioni di dollari. Nonostante le difficoltà, Rava è sempre rimasta, ha costruito scuole, case, un centro per i disabili, uno per la cura del tumore al seno, il pastificio, il laboratorio di carpenteria…. «Ci saremo finché la nostra presenza sarà necessaria. Ad un certo punto della mia vita, sono stata “travolta” da Haiti. Credo che questo fosse il mio destino. Non è facile, serve tanta forza, soprattutto quando si chiede e si ricevono dei “no”, e oggi succede sempre più spesso, perché la coperta è stretta per tutti. Ogni “no”, per noi della fondazione che amiamo i bambini haitiani come i nostri, è una staffilata. Ma credo che valga la pena fare sacrifici per dare un senso alla vita. I miei figli oggi adolescenti, anche loro innamorati della popolazione haitiana, mi hanno ispirato l’idea del volontariato giovanile. Ad Haiti i giovani vivono in povertà, qui i nostri vivono nella mancanza di motivazione. Partire per confrontarsi con un disagio diverso, è per loro una scrollata positiva. Li vedo tornare con il sorriso per l’amore che hanno dato e ricevuto. Da adulti sono certa che saranno costruttori di pace».
Chi volesse raccogliere l’appello di Rava per l’emergenza fame, può visitare il sito https://www.nph-italia.org/home/
© 2020 Romina Gobbo
pubblicato su famigliacristiana.it – domenica 12 gennaio 2020