Settecento curriculum in 40 giorni posson bastare. Così Angela, dopo aver perso il lavoro di segretaria in una ditta di trasporti, inizia una ricerca accurata tra aziende, studi professionali, ex colleghi, vicini di casa, amici… Uno “stalkeraggio” professionale che le ha fruttato una nuova assunzione in piena emergenza Covid «Il segreto è il networking – spiega Stefano Preto, operatore del lavoro -; significa mettere a sistema i propri contatti, e mantenerli attivi, perché più relazioni si hanno, più è facile che ci venga segnalata un’azienda che è alla ricerca di una figura professionale che rispecchia le nostre caratteristiche». Nonostante in Veneto la pandemia abbia colpito duro, la ricerca di lavoro non si è fermata, anche se da remoto. «C’è stato inizialmente qualche problema con la tecnologia da parte di candidati – come braccianti agricoli, addetti alle pulizie …-, più avvezzi al contatto diretto. Ma è stato superato in fretta. Anche se tutte le nostre 130 filiali diffuse sul territorio nazionale erano chiuse, grazie alle piattaforme non abbiamo mai smesso di lavorare», dice Chiara Zonzin, responsabile d’Area dell’agenzia per il lavoro Openjobmetis. Molto ricercati i lavoratori di ambito sanitario e dell’agroalimentare, in quest’ultimo caso anche per sopperire agli stranieri che non sono potuti arrivare in Italia. «nonostante il dispositivo di protezione e i protocolli di sicurezza attivati da tutte le aziende con le quali collaboriamo – continua Zonzin -, qualche cassiera o qualche persona per la quale si prospettava un lavoro in squadra ha rifiutato per paura del contagio, ma la situazione era talmente complessa e delicata che è comprensibile». I dati di Veneto Lavoro evidenziano nel periodo 23 febbraio-31 luglio 2020, 120mila nuovi contatti. Oltre 50mila in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il settore turismo che ha pagato il prezzo più duro. «La situazione è ancora in evoluzione – dice Gianfranco Refosco, segretario generale Cisl Veneto -, perché manca il dato finale delle cessazioni, al momento 90mila, ma bisognerà attendere la fine del blocco dei licenziamenti decretati dal Governo, per poter avere una panoramica più realistica. Solo allora si potrà sapere quanti posti di lavoro verranno decurtati. Ora più che mai servono incentivi alle imprese e percorsi formativi personalizzati, affinché chi ha perduto il lavoro possa ricollocarsi, adeguando la propria professionalità alle nuove esigenze». Far incontrare domanda ed offerta è proprio la mission di Openjobmetis. «Durante il lockdown, abbiamo aiutato persone disoccupate a “reinventarsi”, rivedendone il curriculum – conclude Zonzin -, così, per esempio, impiegate amministrative e istruttori sportivi sono stati inseriti in contesti agro-alimentari. La necessità ha fatto sì che alcune persone si mettessero a disposizione per andare a coprire posti vacanti anche in ambiti non attinenti alle proprie competenze. Questo è indice di dinamicità, ma può dare anche soddisfazioni inaspettate».
© 2020 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Economia e Lavoro – sabato 22 agosto 2020 – pag. 16