«Non si può morire così per un albero» – «You can’t die like this for a tree»

«Voglio solo portare via i miei figli da qui, voglio solo questo» dice il padre delle due sorelline, Malak e Jannat Lassiri, 14 e 3 anni, mentre in tenda, al campeggio “Verde Mare” di Marina di Massa, schiacciate da un pioppo, caduto durante una forte ondata di maltempo, domenica scorsa. Padre e madre, operaio edile lui, badante lei, marocchini residenti a Torino, sono rimasti tutto il pomeriggio accanto ai corpi delle loro figlie assieme ad una decina di parenti. Li hanno raggiunti in mattinata, per portare conforto nella immensa tragedia che li ha colpito. «Non si può morire per colpa di un albero», dice uno zio, fuori dall’obitorio. La famiglia Lassiri è in un albergo ospitata dal Comune di Massa. Ci staranno «fino a quando avranno bisogno», ha detto il sindaco Francesco Persiani, che ha proclamato il lutto cittadino. Sono seguiti dalla Croce Rossa. Soprattutto la madre delle ragazze, che è ancora sotto choc, ha bisogno di una certa assistenza. Intanto proseguono gli accertamenti per stabilire la dinamica della caduta della pianta. La procura dichiara di «non aver, al momento, notificato alcun atto giudiziario a nessuno». Oggi l’incarico formale ad un agronomo forestale per una perizia sul pioppo: servirà per definire «le condizioni dell’albero e se era probabile o meno che potesse cadere in caso di maltempo», come ha specificato il procuratore capo di Massa Carrara, Piero Capizzoto. La tragedia ha impressionato le due comunità di Massa e Carrara, che si stanno attivando per aiutare la famiglia. Il parroco della parrocchia di Maria Madre della Chiesa di Marina di Massa, dove è avvenuto il fatto, don Ivo Ercolini, e il suo confratello, parroco della vicina Carrara, don Raffaello Piagentini, assieme all’associazione locale “Dal libro alla solidarietà”, hanno indetto per domenica 6 settembre, durante la celebrazione eucaristica centrale, una raccolta di offerte da devolvere ai Lassiri. La famiglia dovrà infatti sostenere le spese di trasporto delle salme, e del funerale. Già molti cittadini si sono resi disponibili a contribuire, ma il sindaco di Massa, Francesco Persiani, ha assicurato che se ne farà carico il Comune. Intanto, ieri, a Massa è stato indetto il lutto cittadino. Il campeggio era chiuso. Ed è stata avviata un’inchiesta per stabilire se la tragedia poteva essere evitata. La famiglia rimarrà ancora qualche giorno, ospite del Comune. Anche il parroco don Ivo, che ieri si è recato sul posto, non ha potuto incontrare mamma Fatima e papà Hicham. In quel campeggio lui ci va spesso. «Ho 32 campeggi che fanno riferimento alla mia parrocchia – dice -. A luglio ed agosto, dico messa in due di essi. Mi è dispiaciuto non trovarli, avrei avuto piacere di conoscerli. Loro sono musulmani, ma come comunità parrocchiale abbiamo sentito di dover pregare per loro. La Chiesa è universale, tutti sono figli di Dio». I genitori hanno chiesto di poter donare gli organi di entrambe le figlie, ma è stato possibile solo per Malak. «Questo evento provoca, da una parte, un grande dolore ma, dall’altra, anche grande ammirazione per questa famiglia che, nonostante lo choc, ha pensato ad un gesto di così grande umanità, come la donazione degli organi, che permetterà di salvare qualcun altro», ha detto l’imam di Firenze, Izzedin Elzir. Forse non è un caso che Jannat in arabo significhi “Paradisi”, e Malak, “Angelo”.

© 2020 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Primo Piano – martedì 1 settembre 2020 – pag. 7

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