Caltagirone. Il polo dell’economia circolare creerà 150 posti di lavoro in Sicilia entro la primavera

«Il fine dell’economia non è il profitto, dev’essere l’uomo, il suo benessere». Davanti ad una platea di investitori, imprenditori, persone delle Istituzioni e del mondo della ricerca, arrivati a Caltagirone (Catania) per l’evento dedicato alla Giornata nazionale della Bioeconomia, il vescovo Calogero Peri, zucchetto rosso e saio, ha riportato l’attenzione sull’uomo, auspicando che «parlare di bioeconomia voglia dire cominciare davvero a recepire il grido della terra. Questo tema va tolto dagli interessi particolari, e deve andare oltre le nazioni. Bisogna pensare mondialmente ed agire localmente, perché il sistema ambiente ha bisogno di cura da parte di tutti. L’obiettivo è mettere fine allo sfruttamento di questo pianeta, e farcelo alleato affinché tutti possano vivere meglio».

La seconda Giornata nazionale della Bioeconomia (24 settembre), lanciata da Cluster Spring e da Assobiotec-Federchimica, ha visto 14 centri protagonisti in Italia, tra cui, appunto, la città della ceramica siciliana. «Noi abbiamo chiaro – ha detto il sindaco di Caltagirone, Gino Ioppolo – che nel 2050 saremo quasi 10 miliardi sulla terra che, secondo la Fao, aumenterà la domanda di cibo del 60%, e che ci sarà una pressione enorme sulle risorse del pianeta. La bioeconomia circolare è, dunque, la nuova sfida, che ci dà la possibilità di coniugare l’economia con l’ambiente e con la società. La zona industriale di Caltagirone può diventare fortemente attrattiva per una serie di iniziative imprenditoriali che già si affacciano, capaci di creare sviluppo nel totale rispetto dell’ambiente».

Anche per Mario Bonaccorso, di Assobiotec-Federchimica, Cluster nazionale della Chimica verde Spring, «la Sicilia dimostra di avere le carte in regola per essere protagonista in questo settore. Caltagirone in particolare si pone come hub per la bioeconomia circolare, ospitando imprese innovative, attori significativi del mondo agroalimentare e realtà della ricerca, con l’obiettivo finale di creare occupazione». Saranno 150 i posti di lavoro, di cui una parte riservata a persone svantaggiate, che si creeranno quando, nella primavera prossima, il “Polo dell’economia circolare” sarà a regime. Realizzato da Renovo Bioeconomy SpA, di cui è presidente il mantovano Stefano Arvati, prevede un investimento di 40 milioni di euro. «Quest’idea imprenditoriale non è altro che una rilettura della tradizione contadina da cui proviene la mia famiglia, cioè del non si butta via niente – spiega Arvati -. In Sicilia c’è una quantità di scarti importante, provenienti dall’agricoltura, dalle aziende, dalle famiglie, che oggi deve trovare dei modi per essere smaltita con dei costi enormi per il territorio. E’ qui che va applicata l’economia circolare: trattengo nel territorio queste materie, che così non vanno in giro per l’Italia su camion e, grazie al lavoro dei ricercatori (CNR, Università di Catania), trovo processi produttivi per dare loro nuova vita, trasformandoli in altri prodotti utili».

In Italia c’è una transizione in atto verso la sostenibilità, ma va supportata anche finanziariamente. «Invitalia può mettere a disposizione una serie di strumenti per l’attrazione di capitali esteri – ha aggiunto Paolo Praticò, responsabile Area Grandi Investimenti e Sviluppo imprese Invitalia -. Gli strumenti agevolativi coprono molti settori, per esempio l’ampliamento di start up tecnologiche fino all’accompagnamento a grandi progetti industriali». «La presenza di tante personalità significative al nostro convegno ci fa ben sperare – ha concluso il sindaco -. Abbiamo il patrocinio dell’Irfis-Finanziaria per lo sviluppo della Sicilia. Abbiamo Intesa San Paolo, rappresentata da Anna Monticelli capo del desk economia circolare. Credo che il fatto che Intesa San Paolo qualche anno fa abbia deciso di creare un fondo di cinque miliardi per l’economia circolare e la bioeconomia sia sicuramente un fatto importante».

© 2020 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Economia e Lavoro – mercoledì 7 ottobre 2020 – pag. 22

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