Verona. Le lacrime di Maria che donano speranza

L’eremita Annamaria, che custodisce il santuario, e che ha preferito non mostrare il volto

«Ascolto tutti, e poi porto a Gesù i problemi». Annamaria è l’eremita che non ti aspetti, perché ha scelto un eremo particolare, dove difficilmente resta da sola. Dal 2016 vive nella casa canonica del santuario della Madonna di La Salette a Fumane, in Valpolicella, in provincia di Verona. Apre e chiude il santuario, lo custodisce, accoglie i pellegrini. Da quel luogo, la Madonna protegge il paese sottostante. «Dalla balconata del sagrato impartivo la benedizione al tempo del lockdown», dice don Emanuele Novelli, parroco dell’Unità pastorale Fumane, Cavalo e Mazzurega, che ci accompagna a visitare il santuario. «Utilizzavo l’altoparlante, e sentivo arrivare gli “amen” dei fedeli che, non potendo uscire, gridavano dalle finestre delle abitazioni», ricorda don Emanuele. Una situazione particolare, ma che ha confermato la devozione dei fumanesi per questa Madonna dolente, raffigurata con la mano sul viso rigato dalle lacrime, che manifesta così il suo disappunto nei confronti dei mali del mondo.

PROTEZIONE SUL PAESE

In una grotta vicino alla chiesa c’è la statua della Madonna apparsa a La Salette nel 1846 a due pastorelli: Maximin e Mélanie.

L’immagine della Vergine è proprio come quella francese della Salette, dove nel 1846, a seguito delle apparizioni di Maria ai pastorelli Maximin Giraud e Mélanie Calvat, fu costruito il primo santuario. «Ben presto la devozione attecchì anche al di fuori della Francia», spiega Riccardo Pinamonte, appassionato di ricerca storica. «A Fumane arriva nel 1859 con la predicazione di padre Angelo d’Alessandria. Gli abitanti restano molto colpiti perché stanno vivendo una congiuntura negativa; un insetto parassita sta decimando i vigneti, in un’area dove le viti rappresentano il pilastro dell’economia locale. Il messaggio della Madonna portato dal frate cappuccino viene visto dalla comunità come provvidenziale. I fumanesi decidono di dedicarle una chiesa sulla collinetta dell’Incisa. Nonostante le difficoltà di lavorare in un luogo tanto impervio, in un solo anno il santuario vede la luce. Quando nel 1860 è inaugurato, l’emozione è fortissima». Partendo dalla piazza della chiesa parrocchiale in dieci minuti a piedi si è al cospetto della Madonna. Il dolce sentiero, costellato dalle stazioni della Via Crucis, è soprattutto un percorso spirituale. Altrimenti si può imboccare in auto la strada costruita dal Genio militare, per giungere al parcheggio che si trova leggermente più in alto della chiesa e poi scendere dalla scalinata. Giunti sul sagrato, si erge questo tempietto a forma ottagonale sovrastato da una cupola. A destra c’è la casa canonica, a sinistra la grotta che ospita le statue della Madonna e dei due pastorelli, realizzate nel 1960. Altre tre statue sono all’interno della chiesa dietro l’altare e altre tre sulla sommità del colle: qui la Madonna appare nella fase dell’ascensione, quando si è congedata dai bambini. La facciata esterna del santuario è in stile gotico; risale al 1946 quando ci fu la prima ristrutturazione; una successiva e più radicale è dei primi anni Ottanta.

I vigneti sui quali si affaccia la balconata del santuario

Il santuario non solo è interessante dal punto di vista spirituale, lo è anche per la sua posizione panoramica. Affacciandosi dalla balconata, oltre a dominare con la vista il paese di Fumane e le distese di vigne tipiche del paesaggio della Valpolicella, si può vedere l’immensa distesa di cipressi, frutto di un rimboschimento effettuato tra l’epoca fascista e il primo dopoguerra. Ci si accorse che il terreno era facile a franare e il timore era che questo potesse pregiudicare la struttura della chiesa.

PREGHIERA CONTINUA

Esterno ed interno della chiesa

Al mattino arrivano le persone che vengono ad affidare la loro giornata alla Madonna, prima di recarsi al lavoro. Stanno qualche minuto in contemplazione davanti alla statua nella grotta, poi accendono un lumino e scappano via. Sono per lo più uomini. Un gruppetto invece quotidianamente si ferma a recitare il Rosario. «C’è tanta sofferenza», dice Annamaria, che si definisce un’eremita missionaria, e segue la regola delle missionarie della Carità di madre Teresa di Calcutta. La devozione è resa palese dalle richieste di preghiera raccolte in un paio di quaderni, che erano posizionati all’ingresso della chiesa, ma che sono ferme al 2019, perché le norme anti-Covid impediscono di mettere a disposizione fogli e penne. Da quello che si può leggere, la protezione per la famiglia è la richiesta più presente, poi c’è quella per trovare lavoro. Ma c’è anche chi ritorna contento, «perché quando sono venuta ero disperata, adesso torno per ringraziarti perché si sono risolti i problemi che mi parevano insormontabili». Arrivano pellegrini anche da fuori regione, e pure stranieri, tra cui gruppetti di tedeschi in vacanza nel vicino lago di Garda.

Il parroco don Emanuele Novelli percorre il sentiero pedonale che porta i pellegrini al santuario

«Le ricorrenze forti sono il 19 settembre, che ricorda la prima apparizione ai pastorelli a La Salette», aggiunge don Emanuele. «Partiamo con la fiaccolata dall’inizio del sentiero e saliamo al santuario. L’ultima domenica di settembre, invece, c’è la festa della nascita del santuario. In Quaresima, prima della Settimana Santa, percorriamo la Via Crucis. E celebriamo qui anche la conclusione del mese di maggio. Le domeniche da maggio a ottobre, alle 16 c’è la Messa, preceduta dal Rosario».

Come diceva Giovanni Paolo II nel 150° anniversario delle apparizioni, «La Salette è un messaggio di speranza, perché la nostra speranza è sostenuta dall’intercessione di colei che è la Madre degli uomini». È così anche in questo piccolo santuario della Valpolicella».

© 2020 Testo di Romina Gobbo – Foto di Beatrice Mancini
pubblicato su Credere – n.48/2020 – pagg. 54, 55, 56, 57

 

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