Un uomo è in fuga tra i canneti della laguna veneziana. Inseguito dai sicari di Azzo VIII d’Este, signore di Ferrara, inciampa. Viene raggiunto, colpito violentemente, muore dissanguato. Non è la trama di un film. È la situazione in cui si trova il magistrato Jacopo Del Cassero quando Dante lo incontra in Purgatorio.
«Questo episodio è geograficamente collocato, come altri di cui il Sommo Poeta parla nella Divina Commedia. In questo caso, siamo a Oriago, territorio dove passa anche la nostra via di pellegrinaggio Romea Strata», spiega don Raimondo Sinibaldi, presidente della Fondazione “Homo Viator-San Teobaldo” della Diocesi di Vicenza, sorta con l’obiettivo di valorizzare la Romea Strata, una delle tre peregrinationes majores. «Dante non compie solo un viaggio-pellegrinaggio simbolico (“nel mezzo del cammin di nostra vita”) – continua don Sinibaldi -, parla di luoghi e di personaggi reali, che ha incontrato durante l’esilio. Egli stesso, giunto in Paradiso, davanti a san Bernardo afferma di sentirsi come un “pellegrino in contemplazione davanti alla Veronica”». In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (1321), la Fondazione Homo Viator ha inviato sulle “orme di Dante” la professoressa Chiara Magaraggia, della Società “Dante Alighieri” di Vicenza, la quale ha così potuto confermare che alcuni tratti che il Sommo Poeta percorse – in Friuli, Veneto e Toscana -, sono parte della Romea Strata. «Nella Divina Commedia, della città di Vicenza parla Cunizza, sorella di Ezzelino Da Romano. Racconta di una battaglia che ha reso rosso per il sangue il Bacchiglione – spiega Magaraggia -. Nell’Inferno, tra gli usurai, incontra Reginaldo Scrovegni. Ecco il riferimento a Padova. Poi Verona, Cangrande della Scala, presso cui Dante Soggiornò e che, per riconoscenza, nel Poema egli colloca in Paradiso».
© 2021 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Agorà – Domenica 18 aprile 2021 – pag. A20