«Cameriere, un po’ di miele». «Certo. Lo vado a prendere di sopra». A Lubiana, in Slovenia, capofila del progetto europeo URBACT III BeePathNet, succede così, perché sui tetti di alcuni hotel sono posizionate delle arnie. Nessuno ha paura delle api, fin dalla scuola primaria i bambini imparano l’importanza di questo insetto, il cui compito di impollinatore è fondamentale per la natura. Ungheria, Polonia, Portogallo, Italia si sono unite al progetto che promuove l’apicoltura urbana. Il nostro Paese è rappresentato da Cesena. «Nel nostro territorio – spiega l’assessore alla Sostenibilità ambientale Francesca Lucchi -, c’è un tessuto agro-alimentare forte, che va salvaguardato. Partecipare a BeePathNet è un ulteriore stimolo. Vogliamo rendere Cesena città amica delle api, consapevoli del valore di questo insetto, anche come bio-indicatore della salute dell’ambiente».
Partito due anni fa, il progetto, che si concluderà quest’estate, ha visto la costituzione di un tavolo di lavoro coordinato dall’architetta Saveria Teston. Ne fanno parte, oltre al Comune di Cesena, l’Unione dei Comuni Valle del Savio, l’Ausl Romagna – distretto Cesena-Valle Savio, l’Afa (Associazione forlivese apicoltori), l’Università di Bologna, il museo di Ecologia, gli istituti scolastici “Lugaresi” e “Da Vinci-Garibaldi”, associazioni di categoria e ambientalistiche, start-up, fattorie didattiche, aziende agricole e Onlus che si occupano di educazione ambientale. Sono stati organizzati moduli educativi e attività per i ragazzi delle scuole, insegnando il rispetto delle api, ogni anno decimate da malattie, parassiti, prodotti chimici e cambiamenti ambientali. Sono state proposte iniziative sul tema della tutela della biodiversità, corsi di apicoltura urbana, ne è iniziato uno ieri e durerà per tutto maggio; sarà online, ma, tramite un sistema esperienziale, permetterà di simulare l’esperienza dal vivo. Saranno posizionate arnie in aree verdi della città, una mappa e un elaborato finale daranno i risultati del lavoro.

L’entomologo Claudio Venturelli, responsabile della Ausl Romagna-Distretto di Cesena, le studia da 36 anni. «Sono una scoperta continua – afferma -. È una società matriarcale perfetta, dove ciascuna vive in funzione della collaborazione con le altre. Avremmo molto da imparare. Ogni colonia può ospitare 20-30mila api, le più grandi anche 100mila, ognuna è guidata da una regina, che depone uova a ciclo continuo. Le altre hanno compiti prestabiliti; le bottinatrici procurano il nutrimento: nettare, polline, acqua. Nel ciclo di vita, di una quarantina di giorni, percorrono distanze di un milione di volte il loro corpo, che è circa un centimetro e mezzo; esplorano un’area di circa 100 chilometri quadrati; i viaggi delle bottinatrici di un apiario in una stagione superano la distanza tra terra e luna». E i maschi, i fuchi? «Contano niente».
© Romina Gobbo 2021
Pubblicato su Avvenire – Economia e lavoro – domenica 25 aprile 2021 – pag. 20

