Il monastero da preservare. Nel Veronese il nodo dell’occupazione del suolo

«Non vogliamo far guerra a nessuno, ma abbiamo tutto il diritto di dire che deturpare un territorio così fragile è una vergogna. Che la “vitizzazione” selvaggia sta uccidendo l’agricoltura plurale. E che la politica è sempre più asservita ai grandi gruppi finanziari incuranti dell’eco sistema, della bio diversità e dei saperi rurali». Don Silvano Nicoletto, degli Stimmatini del Monastero del Bene Comune in località Sezano, a sette chilometri dal centro di Verona, sulle colline della Valpantena, chiarisce così i motivi dell’iniziativa “Vergogna in Valpantena”. Nata inizialmente come marcia attorno all’antico Monastero, a causa delle limitazioni dovute alla pandemia, il Comitato promotore ha dovuto ripiegare su un incontro pubblico di sensibilizzazione sul problema dell’occupazione sempre più invasiva del suolo, che sta trasformando la Bassa Valpantena in una zona industriale allargata. Si svolgerà domani, a partire dalle 15 presso il campo sportivo di Santa Maria in Stelle. Il luogo è a due chilometri circa dall’antico monastero del 1500, soffocato dalla presenza a ridosso di due possenti capannoni simil-industriali dedicati all’attività viti-vinicola, costruiti a seguito dello sbancamento della collina. «Questa zona è sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale dal D.lgs 42/4000. La delibera del Consiglio regionale n.578 del 16/10/1987, riconosce che “si tratta di zone di non comune bellezza sia per la singolarità dell’aspetto vegetazionale e faunistico, sia per la presenza di antiche contrade medievali, di notevoli costruzioni rurali e di bellissime ville cinquecentesche” – spiega don Silvano -. Tuttavia, dal punto di vista legale queste costruzioni sono legittime, perché sono corredate delle necessarie autorizzazioni comunali, compresa quella paesaggistica, facilitate dal silenzio-assenso della Soprintendenza di Verona, Rovigo e Vicenza, il cui parere è, per legge, vincolante, ma per ragioni ignote non si è espressa». Il monastero di Sezano, attraverso l’omonima associazione, è da sempre schierato con i più deboli, con i migranti, contro le armi nucleari, per il diritto all’acqua pulita. Non poteva certo restare indifferente contro un disastro ambientale che si perpetra da decenni. «Se guardi all’ambiente solo con l’occhio del denaro – conclude don Silvano -, non vedi più la storia, la bellezza, l’arte, la ricchezza del vivere insieme. Ma che cosa lasciamo in eredità a chi verrà dopo di noi?» Hanno assicurato la loro presenza associazioni ambientaliste come Legambiente, Verona Polis (sorta per tutelare il patrimonio urbanistico, paesaggistico, architettonico del territorio veronese), Asma-Associazione Salute Maria Ausiliatrice (si batte per la difesa degli spazi verdi), il Cai, il Comitato “Fossi di Montorio” (si occupa della manutenzione dei fossati), gli Amici della bicicletta, il Gasp (Gruppo di acquisto sociale Piccoli), e tanti cittadini affezionati al Monastero. «Vogliamo ribadire che non concordiamo con gli indirizzi che hanno preso le amministrazioni locali – afferma Anna Righetti del Comitato promotore della marcia -. Non è solo un problema della Valpantena, ma anche di Verona città dove non esistono più spazi verdi, della Valpolicella, di Montorio. Le situazioni di degrado sono ormai ovunque. C’erano i boschi, oggi solo vigne che raggiungo la sommità delle colline, impattando negativamente sull’ambiente, ma non solo. Si sta trasformando radicalmente la morfologia del nostro territorio collinare, danneggiandone l’equilibrio idrogeologico e abbruttendo il paesaggio. Non lo dico io, basta guardare. Lo scempio è lì, davanti agli occhi di tutti».

© 2021 Romina Gobbo 

pubblicato su Avvenire - cronaca - sabato 8 maggio 2021 - pag. 10
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