Inaugurazione il 10 dicembre 2021.
È Schivo di cognome e un pochino anche di fatto, Tommaso, del Gruppo di pastorale giovanile della parrocchia di San Bartolomeo di Gallio, sull’Altopiano dei Sette Comuni (provincia di Vicenza, diocesi di Padova). Tocca a lui – studente di Costruzioni all’Itis di Treviso – raccontare per primo com’è nato il presepe che sarà allestito, dal 10 dicembre al 10 gennaio 2022, nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Si fa un po’ desiderare, ma poi volentieri comincia a descrivere, partendo dall’elemento focale, la stalla, rifugio della Sacra Famiglia, realizzata a grandezza naturale con il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, per poi passare alle statue in vetroresina, anch’esse ad altezza naturale. Ci incontriamo nella parrocchiale di Gallio, dove il sogno è cominciato. Sebastiano, Patrik, Emanuele, Riccardo, Eugenio, Alessia, Giovanni, Silvia, Filippo, Benedetta, Giacomo, Michele, Giandomenico, Matteo, Sofia, Francesco, Davide sono gli artefici del manufatto. Hanno circa vent’anni, si frequentano dalle scuole medie, sono tutti impegnati in parrocchia e, negli anni, hanno condiviso numerose esperienze. Comprese quelle “di periferia” dalle quali è nata l’idea di scrivere al Governatorato della Santa Sede. «Il servizio prestato alla mensa della Caritas di Roma, ed ecco la ciotola del cibo – dice Benedetta -. Le stampelle di legno, invece, ci ricordano la nostra settimana di condivisione con persone con disabilità accolte all’Opera della Provvidenza Sant’Antonio a Sarmeola di Rubano (Padova); questi luoghi di dolore ci hanno segnato come gruppo, e ci siamo accorti di avere ricevuto più di quanto abbiamo dato».
«Per Natale 2020 i nostri giovani avevano costruito un presepe in legno che meritava di essere conosciuto, a dimostrazione del fatto che la loro speranza non si è arresa neppure durante la pandemia – afferma il parroco don Federico Zago -. Da cui la lettera alla Santa Sede, la cui risposta positiva ci ha entusiasmati. Abbiamo già fatto un sopralluogo a Roma, ed ora siamo ai preparativi, con i giusti accorgimenti rispetto allo scorso anno».


«Si tratta di una Natività tradizionale – spiegano Sebastiano, Davide e Patrik -, ma dove tutto è simbolico. Simbolo di un tempo che fu, con gli utensili che usavano i nostri nonni, il bilancino, il ferro di cavallo, il macinino per l’orzo, le ciaspole, poi ci sono i prodotti della terra e gli animali da cortile. Ci piace pensare che ognuno senta come casa sua questo luogo di salvezza». Conto alla rovescia per la discesa a Roma. Ai primi di dicembre, il presepe lascerà la cappellina accanto all’altare della chiesa di Gallio e, smontato nei vari pezzi, sarà trasportato e rimontato in Vaticano. L’inaugurazione si terrà il 10 dicembre, durante l’udienza papale privata, alla quale parteciperà anche una delegazione di 170 galliesi guidati dal vescovo di Padova, Claudio Cipolla. «Ci piacerebbe tanto che fosse papa Francesco a deporre Gesù Bambino nella culla – conclude don Federico -. Un gesto d’affetto nei suoi confronti, un modo per dirgli: ti sentiamo come uno dei nostri. Noi siamo comunità, ed essere comunità significa essere Chiesa».
© 2021 Romina Gobbo pubblicato su Avvenire - venerdì 10 dicembre 2021 - pag. 21