Sharif ha quasi cinquant’anni, a venti è partito dal Bangladesh e, in maniera rocambolesca, attraversando India e Pakistan, ha raggiunto la Germania. Lì, essendo irregolare, si è arrabattato con mille lavoretti. Sentendo parlare di una regolarizzazione degli stranieri in corso in Italia, si trasferisce e riesce ad ottenere il permesso di soggiorno. Questo gli permette un lavoro regolare con contratto a tempo indeterminato ad Arzignano, nel distretto della concia vicentina. Acquista una casa con mutuo e fa arrivare la moglie Maham. Comincia così un percorso di vita sereno, e la famiglia cresce. Sono passati quindici anni da allora, i figli hanno dieci e tredici anni. Ma Sharif si rende conto che in Italia le aspirazioni della prole, pur nata in Italia, si infrangeranno contro la dura realtà di un Paese che continua a considerarli stranieri. Così la famiglia decide di ripartire, con destinazione Londra.

Ma qualche volta la nostalgia dell’Italia si fa sentire, così Sharif frequenta un bar aperto dagli italiani, beve caffè espresso e legge la “Gazzetta dello Sport”.
È una delle storie di doppia emigrazione raccontate nel fumetto “La linea dell’orizzonte”, nato da un’idea del professor Francesco Della Puppa, docente di sociologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha anche curato la sceneggiatura con Francesco Mattiuzzi, e con i disegni di Francesco Saresin (Becco Giallo Editore, 160 pagine, di cui 122 a fumetto, prefazione del professor Maurizio Ambrosini). Si tratta di un’ethnographic novel sulla migrazione tra Bangladesh, Italia e Londra. Il ricercatore, alter ego di Della Puppa, è il protagonista del fumetto. In esso, così com’è accaduto nella realtà, attraverso le interviste ad una trentina di capi famiglia di origine bangladese, egli racconta vittorie, sconfitte, sentimenti, rabbie, emozioni e delusioni di chi, a metà della vita, deve rifare la valigia, lasciando il certo per l’incerto, spinti dalla volontà di un futuro migliore per i propri figli. Non più ambulanti, lavapiatti, operai, facchini, ma dottori, avvocati, giornalisti. Dai dati Istat si evince che nel 2016, circa 29mila cittadini italiani di origine straniera, hanno lasciato l’Italia. Di questi, l’8,8% originaria del Bangladesh. Nella stragrande maggioranza dei casi (92%), la meta è il Regno Unito. «Sono persone di classe media, che scelgono di sacrificarsi in fabbrica, nelle concerie e nei cantieri navali. Ma l’Italia – spiega Della Puppa – a volte si è dimostrata non matura per accettare l’ascesa dei loro figli». «Serviva, però, una modalità di restituzione diversa da quella accademica – aggiunge il co-sceneggiatore Mattiuzzi -. Ecco allora il fumetto, fatti reali raccontati con una trama accattivante. «A questo punto sono entrato in gioco io. Nelle fasi di flashback, ho voluto rendere la nostalgia del passato, del viaggio. Un lavoro per me impegnativo, ma molto soddisfacente», dice il disegnatore Francesco Saresin. «Mentre stavamo realizzando il fumetto – osserva Della Puppa – ci sono stati la Brexit e la pandemia, due fenomeni sociali che incideranno sui movimenti migratori. Il fumetto non offre risposte, perché ciò che succederà ai figli degli intervistati è ancora da essere scritto. Il panorama sociale muta più velocemente di quello che riusciamo a raccontare».


© 2022 Romina Gobbo pubblicato su Avvenire - Attualità - domenica 6 febbraio 2022 - pag. 10