DIARIO DI VIAGGIO 4
Dal #BurkinaFaso con furore
Nella notte tra il 4 e il 5 aprile un gruppo di uomini armati ha rapito la statunitense suor Suellen Tennison, della congregazione delle marianiste della Santa Croce. La religiosa, 83 anni, era nella sua casa a Yalgo, provincia di Namentenga, diocesi di Kaya, nel nord del Burkina Faso. Questo a riprova del fatto che il “Paese degli uomini integri” è sempre più insicuro.
Monsignor Théophile Nare, vescovo di Kaya, ha voluto rasserenare gli animi: «Non è una guerra di religione. I terroristi uccidono i cattolici, ma anche i musulmani e i protestanti». Tuttavia, in un paese dove si è sempre convissuto tra religioni diverse, dove le famiglie sono miste, il rischio è che gli animi si avvelenino. «Sta già succedendo – continua il presule -. Fratelli si uccidono tra fratelli». Intanto, dopo due mesi di silenzio, oggi il governo si è fatto sentire. E’ stata istituita una task force con elementi militari e civili, guidata dal colonnello maggiore in pensione, Théodore Naba Palé, con il compito di elaborare una strategia contro il terrorismo, un piano d’azione e la tempistica. Il primo ministro, Albert Ouédraogo, però, ha tenuto a sottolineare che, anche se l’azione militare resta primaria, «serve un approccio olistico che tenga conto di tutte le dimensioni e della complessità di questa minaccia asimmetrica, ibrida, diffusa e transnazionale».
Parole non del tutto chiare. Forse si chiede la mobilitazione della popolazione, al fine di dare visibilità globale al problema, al fine magari di ottenere l’intervento di partner esterni.
#rominagobbonews
© 2022 Romina Gobbo pubblicato giovedì 7 aprile 2022 su LinkedIn e Facebook