«Giovanni Paolo I alzava spesso gli occhi verso i monti. Erano il paradigma attraverso il quale portava dentro di sé questo incredibile paesaggio montano. La vita che si svolge in montagna è davvero dentro di lui, nel suo dna». Ispirandosi al Salmo 121, il vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, ha intitolato “Alzò gli occhi verso i monti” il suo intervento, con il quale ieri si è aperto il convegno “Riabitare la montagna – Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna”, organizzata da Greenaccord Onlus, in corso fino a domani al Centro “Papa Luciani” di Santa Giustina, nel Bellunese. «In questa tre giorni dedicata alla montagna, non poteva mancare il riferimento alla figura di papa Luciani, che alle Dolomiti è legato per biografia, essendo nato a Canale D’Agordo, ma anche per la sua spiritualità profondamente radicata nel contesto montano», ha detto il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio, introducendo i lavori. «Il Salmo 121 – ha spiegato il vescovo Marangoni – è uno dei 15 salmi dedicati alla salita. Ci racconta il passaggio dall’esilio al monte Sion in Gerusalemme, una grande esperienza per tutto il popolo di Israele». Ma anche un’esperienza faticosa com’è faticosa la vita in montagna, «la terra è dura, richiede sacrificio».
Come ha richiesto sacrificio l’escursione che ha visto qualche giorno fa monsignor Marangoni camminare nella Valle di Gares, nel comune di Canale D’Agordo. Ha voluto condividere, anche attraverso delle foto, un’escursione «impegnativa, ma bellissima». «Non abbiamo dati particolari che possano farci pensare che il giovane Albino abbia raggiunto questi luoghi – ha detto –.
Ma sappiamo che lui sentiva “sue” le Dolomiti, nella consapevolezza che la montagna parla al cuore».
© 2022 Romina Gobbo pubblicato su Avvenire - sabato 16 luglio 2022 - pag. 12