Itinerari. L’antica fede di sant’Eufemia

Correva l’anno 1936 quando, il 20 febbraio, la tranquillità della cittadina istriana di Rovigno fu scossa da un tragico incidente. Durante un regolare viaggio di linea fra Trieste e Zara, a causa della nebbia, l’ala sinistra di un idrovolante andò a sbattere contro la statua di sant’Eufemia, collocata sull’apice del campanile del duomo, dedicato alla martire di Calcedonia. La statua cadde e sfondò il tetto della chiesa, fortunatamente vuota. Il veicolo, ormai ingovernabile, si schiantò in mare. Morirono il primo pilota Francesco De Piero e l’industriale Pietro Bonetti. La tragedia impressionò molto gli abitanti, che si strinsero attorno alle famiglie delle vittime. Il secondo pilota, il radiotelegrafista, e il ragazzo di bordo, invece, si salvarono. Era un segno. La statua doveva tornare presto al suo posto e continuare a roteare in direzione del vento, per aiutare i marinai nella navigazione.

LA SANTA ARRIVATA DA LONTANO

Data la sua posizione a oltre 60 metri di altezza, quella statua dorata è ritenuta dai credenti mediatrice fra Dio e l’uomo. Per guardarla, bisogna alzare gli occhi al cielo, ed elevarsi. Là, sulla sommità del colle dove sorge il duomo, l’atmosfera è suggestiva. Dando le spalle alla facciata, si scorge il mare. Nelle giornate terse, lo sguardo può arrivare fino alle Prealpi in Italia. Davanti a un blu infinito, e sotto la protezione della Santa, i fidanzatini amoreggiano.

Sant’Eufemia, assieme a san Giorgio, titolare della chiesa primitiva, è co-patrona di Rovigno. La città affacciata sull’Adriatico oggi è parte della Croazia ma, tra la prima e la seconda guerra mondiale, è stata territorio italiano. All’interno della chiesa, custodite in un sarcofago di marmo, dietro all’altar maggiore, si trovano le spoglie della santa, la cui vita si confonde con la leggenda. Narrano le cronache che, in una notte tempestosa, il sarcofago con il corpo sparì misteriosamente da Costantinopoli e, all’alba del 13 luglio dell’800, fu ritrovato sulla spiaggia istriana. Nessuno sembrava in grado di recuperarlo. Lo fece un ragazzino, che con i suoi vitelli riuscì a trainarlo fino alla sommità del colle. Gli abitanti gridarono al miracolo ed Eufemia fu acclamata come patrona e protettrice della città.

Non esistono molti documenti storici sulla vita di sant’Eufemia, il cui culto nasce dopo il Concilio tenutosi a Calcedonia (451-52). Si sa che nacque a Calcedonia, nell’Asia Minore, attorno all’anno 290 d.C., in una famiglia di alto lignaggio. L’editto di Costantino non era ancora stato promulgato e l’imperatore Diocleziano continuava a perseguitare i cristiani. Per avere salva la vita, dovevano partecipare ai riti sacrificali in onore del dio pagano Ares. Ma Eufemia e altre 49 persone di fede cristiana decisero di non contaminarsi, e si appartarono in preghiera. Il nascondiglio fu scoperto, furono tutti arrestati e torturati. A questo punto l’agiografia diventa rocambolesca. La giovane fu legata a una ruota con una lama appuntita che le doveva tagliare il corpo. Lei si mise a pregare e la ruota si bloccò. Un angelo scese dal cielo e la liberò, guarendone le ferite.

A quel punto fu gettata in un forno rovente, ma rimase illesa. Le fonti non sono unanimi nel descrivere il momento finale del martirio: nei dipinti si vede la giovane donna gettata nell’arena tra i leoni, ma sembra che anch’essi la risparmiarono e a quel punto fu uccisa con la spada, il 16 settembre 304. Quel giorno, ogni anno, nel duomo di Rovigno si fa memoria della martire. Quest’anno, le Messe sono previste alle ore 8, con il parroco Vilim Grbac, alle 9, in italiano con il vice parroco Damir Štifanić, poi alle 11 e alle 18. La chiesa resterà aperta tutto il giorno. Il sarcofago sarà a disposizione per le visite e le devozioni pubbliche.

UNA DEVOZIONE SECOLARE

«Anche se sono lontani i tempi degli antichi fasti, la devozione rimane profonda, non solo a Rovigno, ma in tutta l’Istria. Il 16 confluiscono fedeli da tutto il Paese», racconta Nicolò Sponza, direttore del Centro di ricerche storiche di Rovigno.

La chiesa, in stile barocco veneziano, fu completata nel 1736 e consacrata nel 1756, durante una celebrazione impreziosita dalle note dell’organo fabbricato da Antonio Barbini. Il campanile è visitabile, ma servono gambe buone per affrontare i 172 gradini in legno. Però, una volta arrivati lassù, davanti all’immensità del panorama, con la vista che spazia dal porto alla città, la fatica si dimentica.

L’interno della chiesa a tre navate è incantevole. L’altare maggiore e quelli monumentali laterali del Santissimo Sacramento e di Sant’Eufemia, opere dell’architetto e scultore veneziano Girolamo Laureato, furono eretti nel 1741 in marmo di Carrara. Dietro all’altare di sant’Eufemia, è collocato il sarcofago che ne racchiude il corpo.

I devoti, che arrivano da tutta l’Istria, entrano pochi alla volta, con timore reverenziale, sostano qualche minuto sfiorando l’arca con la mano, e chiedono grazie. Negli ultimi anni sono aumentate le visite degli esuli, i rovignesi della diaspora. Tornano a casa loro da turisti; per loro sant’Eufemia rappresenta il simbolo dell’amore mai sopito per la patria lasciata.

© 2022 Romina Gobbo 

pubblicato su Credere n. 34 - domenica 21 agosto 2022 - pagg. 52, 53, 54 e 55
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