Parlare dell’Iran senza conoscere l’#Iran, ma conoscerlo davvero, non per una vacanza di 10 giorni, è presuntuoso. E non contribuisce alla conoscenza. Quindi, coloro che hanno gioito per la storiella dell’abolizione della polizia morale, davanti all’orrenda repressione, dovrebbero fare ammenda. Ma davvero pensavano che bastasse qualche dichiarazione di apertura? Oggi, oltre alla polizia morale, ci sono l’esercito, la polizia comune, i basij.
Va detto che la rivoluzione iniziata tre mesi fa, è una vera rivoluzione, da Teheran a Saqqez, comprese le zone rurali. Altri momenti di protesta ce ne sono stati, ma stavolta la popolazione è risoluta, uomini e donne. Talmente risoluta da accettare di morire. Pensiamoci noi che stiamo nelle comode case. La polizia sta reagendo in maniera brutale, con condanne a morte, addirittura impiccagioni pubbliche. E poi gli arresti, forse 15-20mila persone sono dietro le sbarre. Eppure la popolazione non si ferma. La libertà non ha prezzo. La richiesta di libertà va ben oltre velo sì o velo no. Pensiamo che il velo fu inizialmente un simbolo rivoluzionario indossato dalle donne per protestare contro lo shah, poi è diventato simbolo di imposizione. Questo per dire come la comprensione di ciò che accade oggi non possa prescindere dalla conoscenza del passato. Ma l’imposizione non è quella dell’abbigliamento, ha a che fare con le possibilità di vita delle ragazze/donne, con le questioni familiari, con i diritti ereditari, con il non poter uscire da sole. Il velo non può diventare la parte per il tutto. Perché la protesta ha radici complesse. Non dimentichiamo i problemi legati alla disoccupazione, alla corruzione, alla giustizia sociale, all’inflazione galoppante. Un Paese fatto di giovanissimi, molto istruiti, che non vedono un futuro. La Repubblica islamica ha tradito tutte le aspettative.
Teniamo alta l’attenzione internazionale. I media facciano la propria parte nel dare informazioni veritiere, ma senza giudicare una realtà che non conoscono. E magari evitando ciocche di capelli tagliate che sembrano più un feticcio che un gesto solidale.
La pressione estera è giusto che continui ad esserci, stiamo col fiato sul collo al regime. Ben vengano le manifestazioni di sostegno, le marce per i diritti umani, le prese di posizione degli Stati, ma nessuna interferenza militare. Anche se il regime usa toni provocatori. Abbiamo già fatto abbastanza danni in Iraq ed in Afghanistan. E basta anche a regimi dove persiste la commistione tra politica e religione. Che gli Stati siano laici, e che la gente sia libera di decidere a quale Dio credere, compreso lo spaghetto volante, oppure di non credere a niente.
E grande rispetto per le donne iraniane, forti, indipendenti, orgogliose.
© 2022 Romina Gobbo pubblicato su Facebook e LinkedIn - giovedì 15 dicembre 2022
L’attenzione dei media è finita con la morte del papa e di Vialli. Non si parla già più di Iran e tutto cadrà nel dimenticatoio, come altre battaglie in altri stati. I media non sono interessati alla rivoluzione e alla libertà ma solo all’audience. Noi che cerchiamo notizie sul web seguiamo e diffondiamo notizie riguardo quello che succede ma nessun altro. Anonymous ha lanciato un avvertimento all’Iran ma non so poi cosa abbiano fatto in concreto. Io spero che questa rivoluzione possa davvero portare alla liberazione di un paese intero ma credo che una stabilità sicura non ci sarà mai in certi paesi, vedi ciò che hanno fatto di nuovo i talebani alle donne. Certa gente se non muore rimane a limitare la vita degli altri.