Che l’Africa si regga sulle gambe delle donne non è un modo di dire, è una realtà. A dimostrarlo ancora una volta sono i progetti di microcredito che la onlus toscana movimento Shalom promuove in alcuni Paesi, tra cui l’Uganda. Piccole, grandi iniziative in grado di resistere al Covid e al lockdown totale, vigente dalla primavera 2020 , come nella recente missione, don Donato Agostinelli, assistente spirituale del movimento, e il volontario Lorenzo Ferretti, hanno potuto constatare. Le micro-imprenditrici ugandesi sono riuscite a non perdersi d’animo, sono ripartite alla grande con nel cuore la speranza di poter aiutare più donne. Il che significa un aumento del capitale. «Ci piacerebbe molto, ma non sarà facile – dice don Donato –, perché il rallentamento dell’economia che ha colpito l’Europa, a seguito della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi, ha reso più difficile ottenere donazioni».

Ma le circa ottocento socie delle undici cooperative del distretto di Mityana, una settantina di chilometri dalla capitale Kampala, sono un inno alla tenacia. «Alcune di noi sono vedove, altre devono convivere con altre mogli perché il marito è poligamo – spiega Vittoria Nababi, presidente della Cooperativa Maddu Shalom Voluntary –. Il microcredito ci permette di dar da mangiare ai nostri figli e di mandarli a scuola. Ma anche di acquistare terreni per costruire le nostre case. Le più brave tra noi sono riuscite anche a diversificare le attività. La certezza che ci accomuna è che dobbiamo cavarcela da sole, perché sui nostri uomini non possiamo contare». Shalom fornisce il capitale iniziale affinché si costituiscano in loco cooperative interamente amministrate da donne. Vengono adeguatamente formate, affinché siano in grado di gestire la contabilità, di selezionare altre donne a cui concedere il prestito, e di far fronte ad eventuali difficoltà di restituzione. Se la persona singola non ce la fa, subentra la cooperativa che ha a disposizione un fondo comune. «Ecco perché il microcredito è innanzitutto un esperimento sociale importantissimo – spiega don Donato –. Donne che danno fiducia ad altre donne. E la fiducia è ben riposta perché il tasso di restituzione si aggira sul 98 per cento.. Sono prestiti di circa 50-60 euro, sufficienti a far partire un’attività imprenditoriale, e vanno restituiti in un anno con rate mensili». Così da casalinghe diventano parrucchiere, sarte, fruttivendole, bariste, calzolaie, spaccapietre per l’edilizia, allevatrici di mucche, capre, polli, pesci, commercianti di ferro e di carbone, manager di centri di accoglienza per i più vulnerabili.

© 2023 dall'Uganda Romina Gobbo pubblicato su Avvenire - Mondo - sabato 28 gennaio 2023 - pag. 12