Tra Marche e Toscana una tradizione che fa cultura

« Pochi movimenti, ben calibrati, per enfatizzare il significato della Pasqua». Leandro Messi, noto nel panorama nazionale per il presepe meccatronico olfattivo di Recanati (Macerata), dove scene e movimenti sono accompagnati da appropriate fragranze e odori, nel periodo pasquale fa un passo indietro. «Il presepe pasquale lo realizzo in modo più tradizionale, così che il visitatore possa restare concentrato sulla morte e Risurrezione di Gesù e non si distragga con una meccanizzazione eccessiva», dice. Il suo manufatto è esposto, assieme a quelli di altri maestri presepisti, nello spazio multimediale della chiesa di San Francesco di Civitanova Marche Alta, fino all’11 aprile, nell’ambito della mostra “La passione di Cristo – Riproduzione meccanica e statica”; si contraddistingue per statuine di ben trenta centimetri.

«Le scene che rappresento riguardano la Natività, la bottega di san Giuseppe con Gesù piccolino, il Battesimo, l’Ultima Cena, l’Orto degli Ulivi, la flagellazione, la crocifissione e il Sepolcro spiega Messi -. Solo tre presentano movimento. Nell’Ultima Cena, Gesù alza il pane, mentre un apostolo mangia e un altro beve. Nella scena ambientata nell’Orto degli Ulivi Giuda bacia Gesù. Nella flagellazione un soldato romano frusta il Signore. La Risurrezione è narrata con un cambio di scena: la pietra è aperta e si vede il corpo di Gesù poi, la pietra si chiude e si riapre, e il corpo non c’è più. «Il presepe pasquale è meno visitato di quello natalizio, anche perché c’è un tempo più breve di esposizione. In ogni caso, circa 2mila visitatori riesco ad averli ogni anno, indipendentemente da dove io esponga».

«Il presepio nasce su iniziativa di san Francesco – pensiamo a Greccio – per rendere presente, rivivere il mistero dell’Incarnazione. Il cosiddetto “presepio di Pasqua” credo possa avere lo stesso significato. Ci aiuta a rivivere il mistero della Pasqua, della morte e resurrezione di Gesù – afferma il delegato della Conferenza episcopale toscana per la pastorale del turismo, Andrea Migliavacca -. Si tratta di un’occasione per renderci contemporanei alla grandezza della Pasqua, e quindi ce ne rende pienamente partecipi». Migliavacca è anche vescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro, nella cui diocesi si trova un presepe pasquale tra i primi realizzati in Italia. Nella parrocchia di Gricignano, il presepe natalizio e quello pasquale vengono aperti a seconda del periodo liturgico, e ogni anno si rinnovano. Per il coordinatore dell’Associazione Nazionale Città dei Presepi, Fabrizio Mandorlini, «i presepi pasquali sono una nuova opportunità per veicolare, durante il tempo di Pasqua, le bellezze d’Italia meno note, e sono anche un’occasione per coniugare l’arte, la creatività e la conoscenza dei territori con i percorsi di fede. È dal 2017 che, con la nostra associazione, proponiamo momenti e opportunità per valorizzare questo tipo di rappresentazione, perché pensiamo possa aiutare a capire e a penetrare i misteri della Settimana Santa. E sono ormai molti i presepi che, fra Natale e Pasqua, raccontano l’intera storia della salvezza, dall’Annunciazione alla Pentecoste. Per come la vedo io, dieci minuti di fronte a queste rappresentazioni valgono come un’ora di catechismo».

© 2023 Romina Gobbo 

pubblicato su Avvenire - domenica 9 aprile 2023 - pag. 17
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