Sorelle d’Italia della sciabola. Fusetti, le quattro moschettiere

Domani siete libere?» «No, c’è l’allenamento». «E sabato?» «No, abbiamo la gara». La
vita di Benedetta (21 anni), Carlotta (17), e delle gemelle Vittoria e Diletta (13) è un viavai di
sciabole e borsoni, di partenze e ritorni, e il tempo per gli amici è sempre poco. È lo scotto da pagare per chi, come le padovane sorelle Fusetti, mira alle Olimpiadi. Per tutte, stessa scuola secondaria, il liceo tradizionale “Cornaro”, stessa scelta di facoltà universitaria, Economia, ma, soprattutto, stesso sport, la scherma, stessa arma, la sciabola. Stessi risultati? Ancora no, ma le piccole si stanno impegnando per uguagliare le grandi. «Sono tutte molto talentuose, portate per qualsiasi sport, ma adatte in particolare alla scherma», dice l’allenatore Alberto Pellegrini, per quattordici anni schermidore italiano, specialista nella sciabola, e oggi tecnico delle Fiamme Gialle, del cui Gruppo Sportivo fanno parte anche Benedetta, dal 2020, e Carlotta, dal 2022. La stagione 2022-2023 si è conclusa per le ragazze – nelle varie categorie – con un oro, tre argenti e un bronzo. «Le mie figlie sono davvero brave anche nello studio, sono mature, hanno la testa sulle spalle – dice mamma Daniela -. Non hanno mai chiesto nulla che non fosse finalizzato allo sport. Anche se per la famiglia è impegnativo perché a volte hanno gare in tre posti diversi – a inizio maggio Benedetta era in Giorgia, Carlotta a Seul, in Corea, e le gemelle a Riccione -, io e mio marito siamo davvero orgogliosi di loro. Il nostro sogno sarebbe vederle gareggiare tutte e quattro assieme». Tutto è cominciato quando Benedetta aveva dodici anni. Mentre guardava in televisione le Olimpiadi di Londra, rimase “folgorata“ dalla scherma. Chiese di provare. E papà Federico l’accompagnò al Petrarca Padova, l’associazione per la quale ancora oggi le sorelle gareggiano, e dove si allenano.


Carlotta l’ha seguita a ruota. «Per me – dice – un incontro di scherma è come una partita a scacchi giocata ai mille all’ora. Perché, in quei due secondi durante i quali ti metti in guardia, e mentre aspetti il via dell’arbitro, devi essere concentrata al massimo, riflettere sugli errori fatti nelle stoccate precedenti, cercare di immaginare come l’avversario attaccherà e quindi come reagire». Un assalto di scherma può durare da uno a venti secondi. L’avversario può essere colpito dalla cintola in su, braccia comprese. Lo si può fare di taglio, controtaglio e punta. Tanto bersaglio e tanti modi di colpire. Questo rende la sciabola molto dinamica. E per questo servono grande capacità di schivare i colpi e delle buone gambe. Le quattro sorelle concordano sul fatto che la scherma è un po’ metafora della vita. «Anche nella vita, quando qualcosa va storto – aggiunge Benedetta -, non devi buttarti giù, ma cercare una soluzione». «E nella scherma va cercata rapidamente – riprende Carlotta -. A me della sciabola piace che è molto veloce, adrenalinica, non ci sono tempi di pausa durante l’assalto, ma mi piace anche il fatto di dover essere molto concentrata, lo stare a contatto con me stessa, e fidarmi di me stessa. Se poi non va, ho imparato a non arrabbiarmi, a darmi una pacca sulla spalla, a chiedermi come posso fare meglio in modo da essere pronta a ripartire nella gara successiva». «Sono contenta che tutte e quattro facciamo scherma – dice Benedetta -. Così abbiamo un elemento in più che ci unisce, il legame tra di noi è diventato più forte. In pedana c’è competizione, ma fuori c’è solo il volersi bene».

Per le piccole è stato naturale seguire le grandi, perché «girano i palazzetti fin da quando avevano due anni e mezzo», aggiunge mamma Daniela.
«Quando io e mia sorella Diletta abbiamo iniziato scherma, avevamo cinque anni. Tra me e lei c’è competizione perché, avendo la stessa età, siamo nella stessa categoria. In tutte le gare ci scontriamo, e tiriamo senza pietà. A casa, poi, litighiamo su chi ha vinto e chi ha perso. Ma poi ci confrontiamo sugli errori fatti e torna l’armonia. Le più grandi, quando serve, ci aiutano». «Nelle nostre vittorie c’è molto dei loro consigli – conclude Diletta -. D’altra parte, quando loro sono in gara, io e Vittoria siamo lì a tifare». «Studiare, allenarsi tutti i giorni, organizzarsi, riuscire a combinare tutto è difficile – concludono le quattro sorelle -. È una vita di sacrifici, ma noi abbiamo un grande obiettivo da raggiungere e quindi non molliamo».

Le gemelle Fusetti in combattimento (credits Romina Gobbo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA 2023 Testo e foto di Romina Gobbo

pubblicato su Avvenire – mercoledì 6 settembre – pagina 21

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Risposta

  1. FINALMENTE PUBBLICATAAAAAAA